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Chiuso il gruppo fb ‘mia moglie’ con le immagini intime rubate

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Bufera sul web: chiuso il gruppo delle immagini intime rubate

La Polizia Postale, negli ultimi mesi, si è trovata letteralmente sommersa da segnalazioni provenienti da donne di tutta Italia. Centinaia di loro hanno denunciato la diffusione, senza alcun consenso, di fotografie e video personali a sfondo intimo.

Dietro la valanga di denunce, un gruppo social che raccoglieva e condivideva materiale privato senza autorizzazione, trasformandosi in una vera e propria vetrina della violazione della dignità e della privacy.

Le autorità, allertate dalle vittime, hanno avviato accertamenti serrati, mentre Meta – dopo settimane di pressioni – ha deciso di intervenire chiudendo definitivamente il gruppo.

Un fenomeno allarmante

Il caso mette ancora una volta in evidenza quanto il revenge porn e la diffusione illecita di contenuti intimi rappresentino una delle derive più tossiche della rete. Non si tratta solo di un “fenomeno social”, ma di un reato grave che lascia conseguenze devastanti nelle vite delle persone coinvolte.

La legge c’è, ma serve più prevenzione

La normativa italiana (art. 612-ter c.p., introdotto con il “Codice Rosso”) punisce con pene severe chi diffonde immagini o video sessualmente espliciti senza consenso. Eppure, la facilità con cui simili contenuti continuano a circolare dimostra quanto sia necessario un intervento più strutturato da parte delle piattaforme digitali.

Meta: “Rimosso il gruppo per sfruttamento sessuale”

“Abbiamo rimosso il Gruppo Facebook Mia Moglie per violazione delle nostre policy contro lo sfruttamento sessuale di adulti”. Lo afferma un portavoce di Meta.   “Non consentiamo contenuti che minacciano o promuovono violenza sessuale, abusi sessuali o sfruttamento sessuale sulle nostre piattaforme – aggiunge – Se veniamo a conoscenza di contenuti che incitano o sostengono lo stupro, possiamo disabilitare i gruppi e gli account che li pubblicano e condividere queste informazioni con le forze dell’ordine”.

Un segnale positivo, ma tardivo

La chiusura del gruppo da parte di Meta rappresenta un segnale atteso, ma tardivo. Solo dopo l’ondata di denunce e il clamore mediatico si è arrivati a un provvedimento che, forse, si sarebbe potuto adottare molto prima, evitando ulteriori danni alle vittime.

Intanto la Polizia Postale invita chiunque si trovi nella stessa situazione a denunciare immediatamente: la segnalazione resta l’unico strumento per fermare chi fa della rete un luogo di violenza e sopraffazione

  
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