Il ‘fenomeno De Luca’ non nasce oggi, ma ha origini lontane. “Ciò che abbiamo visto con la quarantena non è altro che l’evoluzione e lo sbarco sui social del personaggio De Luca fabbricato negli anni ’90 nel mix di elezione diretta dei sindaci e tele-predicazione nelle tivù locali con una particolare attenzione all’ordine pubblico”, dice il deputato Gianfranco Rotondi riferendosi all’esperienza di dell’attuale governatore campano come sindaco di Salerno per ben quattro mandati.
De Luca, classe 1949, inizia a far politica fin da giovane e nel 1975 diventa segretario provinciale del Pci prima e del Pds poi.
Gli operai lo chiamavano “il professore” dal momento che all’epoca era un insegnante di filosofia al liceo. Nel 1990 diventa vicesindaco e assessore della giunta di Vincenzo Giordano che, travolto dalle inchieste, si dimetterà nel 1993.
Da quel momento De Luca prende le redini della città per otto anni, ottenendo la rielezione nel ’97 col 71% dei consensi. “Siamo in era pre-social e, con l’elezione diretta del sindaco, nascono i ‘city men’, i sindaci che sono il simbolo stesso della città che amministrano: Gentilini è Treviso, Cito è Taranto, Cucullo è Chieti e De Luca è Salerno”, ci fa notare Rotondi.
Sindaci-sceriffo, sempre pronti a denunciare e a combattere il degrado come quando De Luca se la prese con un writers innamorato che sul marciapiede della Lungorno scrisse: “Frullino sei il mio battito d’ali”. “Un ragazzo così, prima lo lasciate e meglio è. È cretino”, disse rivolgendosi alla sconosciuta fidanzata del writers dai teleschermi di Lira Tivù, l’emittente locale da dove ogni venerdì pomeriggio De Luca fa i suoi monologhi.
“De Luca ha trasferito in una dimensione regionale questo modello: ha sostituito il telefonino alla televisione, i social alle reti locali, la Regione Campania alla città di Salerno. Ha solo allargato la zoomata”, aggiunge l’ex ministro.
Ma, prima di approdare a Napoli, De Luca si concede due legislature in Parlamento e altri due mandati da sindaco di Salerno tra il 2006 e il 2015 visto e considerato che nel 2010 fallisce la scalata in Regione.
A sconfiggerlo è il forzista Stefano Caldoro che, poi, De Luca batterà cinque anni dopo. In Campania la sfida per la conquista della Regione tra loro due è iniziata proprio dieci anni fa e non è ancora terminata. Al momento entrambi godono di una vittoria a testa e, a settembre, si celebrerà “la bella”.
Nel 2013 viene nominato sottosegretario al ministero delle Infrastrutture e dei trasporti del governo Letta e l’Antitrust dichiara che tale incarico è incompatibile con il ruolo di sindaco.
Due anni dopo viene dichiarato decaduto per due volte da due distinti organismi e per due vicende nell’arco di appena dieci giorni.
La prima volta per incompatibilità, mentre la seconda perché nel gennaio 20215 De Luca è stato condannato in primo grado a un anno di carcere per abuso d’ufficio nell’ambito di un’inchiesta sul termovalorizzatore di Salerno.
Venne, poi, reintegrato dal Tar in attesa del pronunciamento della Corte Costituzionale. Quello, però, per De Luca, è l’anno delle Regionali della ‘rivincita’ contro Caldoro.
Una vittoria macchiata dalla polemica sugli “impresentabili”, una lista di candidati che, secondo la presidente della Commissione Antimafia Rosy Bindi, sarebbe stato meglio non votare per via dei loro problemi giudiziari.
Nella lista comparve anche il nome dello stesso De Luca che nel 2008 era stato rinviato a giudizio per un’accusa di concussione, truffa e abuso d’ufficio risalente al 1998 e per la quale l’allora sindaco di Salerno aveva rinunciato alla prescrizione.
“E’ stato un atto di infame responsabilità. Non è che ti svegli la mattina e a 24 ore dalle elezioni t’inventi la categoria degli impresentabili, per me impresentabile è l’onorevole Rosaria Bindi, da tutti i punti di vista”, commentò allora De Luca.
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