Il commissariamento del Comune di Caserta per infiltrazioni mafiose, un atto senza precedenti che ha visto la città commissariata dopo l’intervento della Prefettura, ha messo in luce limiti e anomalie evidenti, soprattutto per quanto riguarda il ruolo dei parlamentari casertani, che dovrebbero conoscere intimamente le dinamiche del proprio territorio e lavorare per garantire la legalità e l’efficienza amministrativa. Tra questi, i parlamentari casertani di centrodestra — Gianpiero Zinzi (Lega), Marco Cerreto e Giovanna Petrenga (Fratelli d’Italia) —, pur essendo rappresentanti della città di Caserta, non hanno preso posizione su questioni cruciali, né proposto soluzioni concrete per risolvere i problemi evidenti emersi dal commissariamento e dalla gestione dell’amministrazione.
Il silenzio di questi esponenti politici, che dovrebbero essere i primi a tutelare la loro città e a promuovere la giustizia, solleva dubbi pesanti sulla loro volontà di affrontare davvero i temi scottanti della corruzione e delle infiltrazioni camorristiche che hanno contaminato il Comune di Caserta.
La Commissione Straordinaria e la Mancanza di Efficienza negli Uffici Comunali
Il commissariamento del Comune di Caserta non ha, tuttavia, visto l’adozione di misure adeguate per garantire un miglioramento nell’efficienza amministrativa e una gestione più trasparente degli uffici comunali. La parte tecnica del Comune, che firma gli atti, non è stata commissariata. La Commissione Straordinaria, pur avendo preso il controllo dell’amministrazione, ha rinforzato il ruolo del segretario generale, nominando nuove deleghe nonostante la gestione confusionaria del dossier “Parcheggio Pollio”, che ha già causato un richiamo da parte dell’ANAC e sollevato gravi dubbi sull’integrità e sull’affidabilità degli attori coinvolti. Il segretario generale, che ha avuto un conflitto di interesse, visto che la moglie lavora per il consorzio K-City, concessionario della mobilità urbana, continua a rimanere al suo posto, senza che vengano presi provvedimenti nei suoi confronti. Questo non solo alimenta il sospetto di connivenza, ma anche di inefficienza nella gestione amministrativa.
Non è stata intrapresa alcuna azione nei confronti di dipendenti comunali già segnalati per problematiche etiche e professionali, né sono stati previsti provvedimenti per rafforzare gli uffici, garantendo la copertura di nuovi dipendenti e funzionari per migliorare l’efficienza degli enti sciolti. Il Ministero dell’Interno avrebbe dovuto intervenire con risorse straordinarie, ma ciò non è accaduto, lasciando il Comune in una situazione di stallo e aggravando ulteriormente la paralisi gestionale.
Il Caso Adele Vairo e la Mancanza di un “Cordone Sanitario”
Un episodio che ha sollevato forti polemiche è stato il 2 giugno, quando Adele Vairo, dirigente scolastica del Liceo Manzoni e già assessore della giunta Marino (la cui amministrazione è stata oggetto di accusa da parte della Prefettura per essere stata condizionata dalla camorra), è stata insignita dell’Ordine al Merito della Repubblica. Nonostante la sua affiliazione con una giunta riconosciuta come pervasiva e influenzata dalla criminalità organizzata, la nomina di Vairo non è stata accompagnata da alcuna riflessione pubblica sui suoi legami con l’amministrazione sciolta.
Questo episodio dimostra in modo eclatante l’assenza di un “cordone sanitario” necessario per proteggere le istituzioni da chi ha fatto parte di amministrazioni infettate dalla criminalità. È anomalo che una figura con un passato politico in una giunta accusata di essere permeabile ai condizionamenti della camorra possa ricevere una simile onorificenza senza che ci sia stato un segno di distacco o una valutazione adeguata dei suoi legami. La nomina, oltre a sembrare incoerente con le necessità di pulizia e rinnovamento della città, alimenta il sospetto che non si stia facendo abbastanza per garantire che persone con legami problematici vengano realmente allontanate dalla scena politica e istituzionale.
Il Silenzio dei Parlamentari Casertani: La Politica che Non Vuole Cambiare
In tutto questo, il silenzio dei parlamentari casertani di centrodestra — Cerreto, Petrenga e Zinzi — è sconcertante. Questi esponenti, che dovrebbero essere i primi a denunciare le anomalie e a spingere per l’applicazione di leggi che assicurino la legalità, non solo non hanno preso posizione pubblicamente, ma sembrano essersi rassegnati alla continuazione della gestione inefficiente e corrotta. Se davvero avessero a cuore il futuro della loro città, dovrebbero essere i primi a chiedere un’analisi approfondita sulla gestione del Comune e proporre interventi legislativi per rafforzare i meccanismi di controllo e per garantire che la pulizia delle istituzioni venga portata a termine.
In un contesto dove è evidente che le leggi della Repubblica non stanno riuscendo a garantire la legalità, i parlamentari casertani dovrebbero almeno proporre al governo interventi che rafforzino i controlli nei comuni sciolti per infiltrazioni mafiose, aumentando le risorse per la vigilanza e garantendo che chi ha contaminato l’amministrazione venga estromesso con decisione.
Ma c’è un silenzio inquietante, e la domanda che sorge è se tutto ciò non faccia comodo anche a loro. Non è che, mentre i riflettori sono puntati sul commissariamento e sulla gestione del Comune, i parlamentari casertani stanno sfruttando questa situazione per allargare il proprio bacino di consensi? Non sarà che, con l’incertezza e la confusione che regnano a Caserta, certi esponenti politici stanno cercando di avvicinare gli ex consiglieri di maggioranza, anche se già in passato erano di centrodestra, per prepararsi alle elezioni regionali del 2025?
Conclusione: La Politica che Non Vuole Cambiare
La situazione di Caserta, con il suo commissariamento per infiltrazioni mafiose e la persistente inadeguatezza nell’affrontare le problematiche interne, è emblematicamente rappresentativa di un sistema politico che, troppo spesso, preferisce non cambiare nulla. I parlamentari casertani, che potrebbero fare molto per risolvere i problemi e avviare una vera pulizia amministrativa, sembrano essere troppo presi a difendere i propri interessi elettorali per intervenire realmente. In questo scenario, è legittimo chiedersi se, forse, preferiscano che tutto cambi affinché nulla cambi, replicando il modello della vecchia amministrazione di Carlo Marino per mantenere intatti i loro consensi. Questo, però, avverrebbe a danno dei cittadini casertani, che continuano a rimanere vittime di un sistema che non si rinnova mai.
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