Caserta. Aveva ragione Alessandro Manzoni: il matrimonio tra i preti e i politici è un matrimonio che “non s’ha da fare” e che, se venisse fatto passare per una inezia sarebbe un brutto segnale per le istanze di cambiamento di questa città.
“Sarebbe meglio che ognuno restasse nel proprio campo: i preti in sagrestia e i politici a fare i voti”. Bel terzetto, invece, si è presentato agli occhi dei residenti del rione Cappiello: il candidato sindaco, il candidato consigliere e il sacerdote (non quello della chiesa vicina, va detto a scanso di equivoci).
“Mi hanno segnalato questo anomalo terzetto a caccia di voti nei quartieri popolari del capoluogo – dichiara Ciro Guerriero – e mi meraviglia che in una città con le messe contingentate i sacerdoti trovino il tempo di andare in giro ad accompagnare i soliti noti mentre fanno ‘consenso’, che si dovrebbe poi tradurre in voti. Mi chiedo se si tratta di un’operazione di ‘estrema unzione’ per i piccoli civici o se si tratti del recupero delle ‘pecorelle smarrite’. Credo, però, che scene come queste siano veramente squalificanti per il momento elettorale che stiamo vivendo”.
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