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“Il tempo e le righe” di Dora Barletta, un piccolo affresco puntuale, avvincente e suggestivo di una splendida Maddaloni seicentesca

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“Che c’entra la tela dipinta settecentesca più lunga del mondo con una bella archeologa maddalonese, docente di latino e greco al Liceo classico Pietro Giannone di Caserta, la cui fama di scrittrice appassionata è arrivata a Treviso?

Dora Barletta e la tela dei pittori Giovanni e Giuseppe Funaro e Casimiro Ventromile, hanno in comune una sottile bellezza comunicativa, la competenza, la descrittività, la cultura e, soprattutto, l’amore per Maddaloni, una terra ricca e meravigliosa, da anni troppo abbandonata a se stessa e che grida di tornare a vantare, in tanti campi, il primato mondiale della cultura.

Lo ha ricordato proprio la bella scrittrice, durante la presenza del suo ultimo libro “Il tempo e le righe” a Palazzo Paternó, giovedì scorso, alla presenza di una numerosissima è interessata platea casertana: “Il primato della tela settecentesca più lunga del mondo, ben 720 metri quadri, spetta al Convitto Nazionale Giordano Bruno di Maddaloni, non a Venezia, come per lungo tempo si è voluto credere o far credere. Dora, quindi, che nelle sue numerose pubblicazioni su Maddaloni (ben dodici) non ha mai smesso di amare, esaltare e raccontare le bellezze di questa città, definendole “mondiali”, ha visto giusto.

Lei conosce, da studiosa, il valore di Maddaloni e vuole gridarlo al mondo, non solo ai suoi concittadini. La tela, realizzata per l’ex convento di San Francesco, nel 1756, batte Venezia per 300 metri quasi.

Maddaloni batte tante bellezze del mondo in tutte le sue chiese, nei suoi paesaggi, nella sua remota cultura, nelle sue storie. Ma nessuno lo grida mai. Mai. Ci prova questa scrittrice, già molto apprezzata, con i suoi libri: uno in particolare sarà premiato a San Pietro a Maiella, a Napoli, per un premio Nazionale Sebetia Ter.  Si tratta di Sant’Agnello maddalonese.

Dell’ultimo libro, invece, “Il tempo e le righe” diremo solo che vale la pena leggerlo, è un piccolo affresco puntuale, avvincente e suggestivo di una splendida Maddaloni seicentesca, perfettamente ricostruita in tutto, perfino nella cucina.

Auguri a questa scrittrice, che con coraggio, cultura, studio e passione, dipinge una nuova tela, quella di una Maddaloni diversa, rivisitata alla luce della sua coscienza e dei suoi ricordi d’infanzia. Maddaloni ne esce così come non è, bellissima e comunicativa, sana e vera.

Speriamo che questo libro (anche questo, nel caso di Dora) riesca, come un tagliente rasoio, a staffilare le coscienze corrotte. E ad aprire qualche cervello.

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