Per il procuratore capo di Livorno Ettore Squillace Greco, che ha coordinato le fasi iniziali delle indagini quando ricopriva l’incarico di sostituto procuratore della Dda di Firenze, il modus operandi dell’organizzazione criminale è paragonabile a quello usato dalla Camorra nella Terra dei Fuochi: «Siamo di fronte a un gruppo che commetteva il maggior numero di reati in questa materia – ha affermato -. Si tratta di episodi che non hanno nulla a che fare con la Camorra, ma un certo modo di gestire e trattare i rifiuti è significativo».
I rifiuti entravano ed uscivano dai cortili delle aziendespecializzate, ma cambiavano solo le bolle di accompagnamento: da speciali e pericolosi diventavano “ordinari” e pronti per essere depositati in discarica. Ma in mezzo non c’era nessun trattamento. Alla faccia della Regione che non incassava le ecotasse, alla faccia dell’ambiente dell’alta Maremma, soprattutto alla faccia della salute degli abitanti.
“Ci mancavano anche i bambini che vanno all’ospedale, che muoiano” sbotta con la sua cadenza livornese uno degli indagati dell’inchiesta della Dda di Firenze per traffico illecito di rifiuti, che ha portato a 6 arresti ai domiciliari. “Mi importa una sega dai bambini che si sentono male” prosegue l’addetto intercettato, riferendosi alla vicinanza della discarica a una scuola.
Queste parole, pronunciate da uno degli arrestati e registrate dai carabinieri, mentre il suo interlocutore sorride divertito, non sono soltanto un oltraggio, ma resteranno per sempre il simbolo di questa maxi inchiesta della Dia su oltre 200 mila tonnellate di rifiuti tossici. Che, partita da Firenze e Livorno, è destinata ad allargarsi. Sei le persone arrestate, almeno una trentina gli indagati, 150 i carabinieri del nucleo forestale impegnati nel blitz e coordinati dal procuratore di Livorno, Ettore Squillace Greco.
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