Attorno alle 3.30 intervengono per un controllo di routine, fermano un giovane «sospetto», chiedendo i documenti.
La situazione precipita in pochi attimi. C. M. di 36 anni, il poliziotto, resta a terra ferito ad una spalla da una pistola calibro 22. Il suo collega L.S. agente di 29 anni, in prova con 9 mesi di servizio, estrae la pistola di ordinanza e uccide Anis Amri, magrebino che camminava da solo nel buio (anche se altre testate rivelano i nomi dei suddetti poliziotti, riteniamo per una questione di sicurezza di tutelare questi uomini a cui va il nostro “GRAZIE”!).
La pistola usata dal tunisino si è rivelata essere la stessa da cui sono partiti i colpi che hanno ucciso l’autista polacco del tir usato per la strage al mercatino di Berlino.
Il tunisino era arrivato nel 2011 a Lampedusa, poi era stato trasferito a Belpasso: in entrambi i centri di accoglienza si era fatto notare per azioni delinquenziali.
Ora l’obiettivo investigativo è capire perché un soggetto che ha commesso un così grande crimine si trovasse in un comune dell’hinterland milanese: se stesse aspettando qualcuno, o attendendo un pullman per altre destinazioni». Quantomeno curioso anche il fatto che Amri sia tornato di notte proprio a pochi chilometri da Cinisello Balsamo, il punto da cui era partito il camion poi usato per la strage di Berlino.
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