CASERTA – I lavori per la messa in sicurezza del muro di cinta di via Camusso, a detta della direzione, si sono svolti con la massima attenzione e tenendo in considerazione “sia l’istanza storica che l’istanza estetica del manufatto architettonico”. Stiamo parlando dei lavori ultimi, realizzati dalla Reggia di Caserta a cui viene contestato sui social il colore adottato.
Dal pericoloso muro a vista in tufo è diventato un ripristinato muro ‘ anonimo’ di un discutibile color arancio, circostanza che ha fatto sollevare un vespaio di polemiche per la cancellazione del vecchio perimetro di tufo. (video)
In una nota la direzione spiega la genesi dei lavori e come le scelte siano state “ponderate e condivise con la competente Soprintendenza”.
In una nota la direzione del Complesso vanvitelliano spiega cosa abbia portato a tale decisione: “Per la fase di conoscenza sono stati effettuati sopralluoghi in sito eseguendo un rilievo grafico, fotografico e materico, inoltre sono state svolte ricerche in archivio storico consultando la documentazione “Conti e cautele”.
L’analisi di tale documentazione, ha messo in evidenza che il muro veniva restaurato con interventi di consolidamento e finitura di intonaco, confermando quindi che lo stesso era intonacato, così come anche il tratto di muro via Giannone – ponte d’Ercole, attestato da un altro documento datato 1888.
Si è predisposto pertanto un progetto di restauro che, sulla scorta di elementi acquisiti e in cui l’istanza storica assume una rilevanza preponderante rispetto a quella estetica, ha riproposto se non la veste originaria, quella più vicina e documentata”.
Altro intonaco colorato è stato poi ritrovato durante le analisi anche all’interno del Parco reale, con “numerosi lacerti di intonaco colorato sia lungo via Passionisti che lungo via Camusso”. “In alcuni casi – spiegano dalla direzione – si è riscontrata una stratificazione cromatica con una fase più recente di colore giallo, sovrapposta a una precedente fase di colore rosa/arancio”.
Analisi che hanno visto anche la collaborazione del Dipartimento di Chimica della Università Federico II di Napoli, che ha condotto una campagna di campionatura e analisi degli intonaci individuati, con prelievo di 19 campioni, alcuni dei quali sono stati sottoposti a test di fluorescenza di raggi X (XRF) per identificare gli elementi metallici del pigmento originario.
La direzione tira in ballo poi anche la Soprintendenza, che ha concordato sulla scelta di realizzare questo tipo di lavoro di restauro: “Dal punto di vista esecutivo, sono stati utilizzati, per l’intonaco e la tinteggiatura, prodotti a base di calce, la scelta del colore è stata concordata con il competente funzionario di zona della Soprintendenza, sulla base di diverse campionature realizzate prendendo a riferimento le tonalità degli intonaci colorati rinvenuti. Tutte le scelte, sia progettuali che esecutive, sono state ovviamente ponderate e condivise con la competente Soprintendenza. Sono in programma ulteriori interventi di manutenzione dei muri perimetrali del complesso vanvitelliano, finalizzati a ripristinarne la funzionalità e il decoro, in coerenza con le scelte già compiute”.
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