Nelle scorse ore l’espressione della LEGA (velata) il candidato Giampiero Zinzi , con un’esternazione certamente irrituale, ha chiesto ai competitor di presentare liste con “candidati integri e trasparenti”, aggiungendo che accanto ai requisiti di legge occorre fare affidamento su “un di più di etica”. Qualcuno ci faceva notare che avrebbe preso spunto dal noto Valentini prefetto di Napoli, che rappresenta il governo della Repubblica sul territorio. Come va intesa pertanto una simile esternazione che ha già ricevuto le prime, scontate, rassicurazioni da parte dei candidati sindaci, su cui incombe in gran parte l’onere della presentazione delle liste?
Si tratta forse di un’invasione da parte del governo delle prerogative dei partiti? Di una violazione del primato della politica da parte di un’espressione, sia pure altamente qualificata, dell’amministrazione, a cui spetta solo di applicare la legge? Quelle parole sono, forse, frutto di informative precise che preoccupano la prefettura o, al contrario di un richiamo bonario, frutto di una leale cooperazione tra poteri come ormai accade di frequente in una società dove la comunicazione rappresenta un’espressione fondamentale del modo di agire delle istituzioni? Queste domande probabilmente sono destinate a restare aperte alle valutazioni degli interpreti.
Resta, tuttavia, il fatto che il prefetto torna a porre la questione estremamente delicata delle prerogative della politica stretta tra le ragioni dell’etica pubblica e le previsioni del diritto positivo, che sono pur sempre frutto di scelte politiche che diventano vincolanti. In una precedente riflessione richiamammo puntualmente gli adempimenti di legge in tema di liste “pulite” sottolineando come i codici di condotta che si erano dati i candidati fossero in buona misura ripetitivi di quegli adempimenti, limitandosi al massimo ad anticiparli temporalmente. In ogni caso o prima o dopo le liste saranno pulite, nei limiti in cui la impegnativa legge Severino impone un filtro alle candidature.
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