C’è voluto il Tar di Reggio Calabria per riammettere il comune di Riace nel sistema di protezione per i richiedenti asilo, e ieri l’Ex Canapificio ha tenuto una conferenza stampa e domani pomeriggio sarà in corteo a Caserta per combattere contro i continui tentativi di cancellare un’esperienza che, fino all’anno scorso, era citata dal Viminale come «buona prassi».
Quindi di nuovo in piazza per l’ex canapificio di Caserta. L’appello è stato lanciato da alcuni esponenti del centro sociale che è stato messo sotto sequestro il 12 marzo scorso, perché inagibile.
GLI ATTIVISTI GESTISCONO con l’amministrazione di Caserta e le suore di Casa Rut uno Sprar da 200 posti in accoglienza diffusa con scuola di italiano, attività sociali e tirocini formativi che hanno portato all’assunzione nel 18% dei casi (la media italiana è del 6%), favorendo l’emersione dall’irregolarità di circa 10mila persone.
Ma da quando Matteo Salvini è diventato ministro dell’Interno più che fare accoglienza sono costretti a difendersi.
Prima sono arrivati i ripetuti attacchi social da parte del leader leghista, poi i controlli senza alcun esito negli alloggi affittati per ospitare i migranti, quindi il 12 marzo i sigilli per «carenze strutturali» all’ex capannone industriale (il vecchio canapificio appunto) dove c’è la sede legale, si tenevano gli sportelli informativi e i corsi.
L’edificio è di proprietà della regione Campania, che avrebbe dovuto provvedere ai lavori. Anche la vertenza con l’ente regionale pare adesso avviata a soluzione.
Sotto i porticati del Comune di Caserta, poi hanno spiegato le ragioni per scendere di nuovo in piazza e manifestare contro la chiusura del centro.
“Nell’incontro istituzionale dello scorso 7 Maggio – ha affermato Mimma D’Amico, una degli attivisti del Centro sociale la Regione Campania e il Comune di Caserta, hanno preso l’impegno, entro venerdì 24 maggio, di affidare alle disponibilità del Comune l’intera struttura dell’Ex Canapificio e di utilizzare una parte della struttura complessiva, come spazio provvisorio. Parliamo di un capannone disponibile, adiacente a quelli da noi utilizzati dal 1999, che verrà restituito alla città e alla sua funzione sociale, come spazio provvisorio per le nostre attività.”
L’appuntamento è per il 24 maggio alle ore 16. Il corteo partirà da Piazza Vanvitelli, nelle vicinanze della Prefettura, e arriverà a Viale Ellittico, dove ha sede l’ex canapificio.
“La manifestazione del 24 maggio – spiega ancora Mimma D’Amico – l’abbiamo organizzata anche per un’altra ragione, molto importante e molto grave che ci sta riguardando: il Ministero dell’Interno non sta erogando i finanziamenti previsti al Progetto di accoglienza Sprar di Caserta, senza alcun motivo e a fronte di nessuna inadempienza progettuale”.
Mario Infante, coordinatore della rete di produttori ortofrutticoli dell’alto casertano, fornitori del progetto Sprar, ha spiegato che non ricevono da 3 mesi il pagamento delle fatture.
“La mancata erogazione dell’ultima tranche del finanziamento del 2018 (circa 660.000 euro) sta provocando una vera crisi economica per tutto il tessuto cittadino”.
Praticamente non ci sono più i fondi per pagare la spesa alimentare, i farmaci, gli affitti dei 23 appartamenti dove vivono le persone in accoglienza, i tirocini alle decine di aziende coinvolte, gli stipendi dei 40 lavoratori del progetto.
Per Gianluca Castaldi, responsabile immigrazione della Caritas di Caserta, quella adottata dal Ministero dell’Interno, è una prassi illegittima, un attacco all’intera comunità casertana per la quale il progetto di accoglienza Sprar, nato nel 2007 e in funzione fino al 31 dicembre 2019, rappresenta un concreto esempio di inclusione sociale, riqualificazione del territorio, tutela dei diritti per tutti, italiani ed immigrati.
A fianco dell’ex canapificio, oltre ad alcune famiglie casertane che chiedono di far sopravvivere le attività di cui il centro è promotore, come lo sportello al reddito, il Piedibus, la scuola di italiano ed informatica, lo sportello per il permesso di soggiorno, si sono schierati anche alcuni parlamentari del Movimento 5 stelle, Agostino Santillo, Paola Nugnes e Doriana Sarli e il senatore del Pd Franco Mirabelli, che proprio ieri ha presentato un’interrogazione parlamentare per fare chiarezza sulla vicenda.
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