Quella che il Governo ha intrapreso contro il contantesembrerebbe una guerra a tutto tondo e che non vuole fare prigionieri. L’intento, di per sé nobile e corretto, sarebbe quello di contrasta ore in maniera decisa l’evasione fiscale ed ogni tentativo di riciclaggio del denaro. Una manovra, quella contro il contante, che ha innescato tutta una serie di polemiche, ma che forse è stata fatta con maglie troppo larghe e che lascia ancora ampi margini di manovra a quanti amino il profumo delle banconote.
Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi. Chissà se Tancredi, il nipote prediletto del principe Fabrizio Salina lo avrebbe ancora detto oggi come oggi. Il Gattoparto di Giuseppe Tomasi di Lampedusa fotogravauna Sicilia all’ombra dello sbarco dei Mille. Oggi l’Italia unità e repubblicana di quanto è cambiata rispetto a quanto accadeva 160 anni fa.
Il 1° luglio entra in vigora le limitazioni dell’uso dei contanti per i pagamenti. Il Governo ha annunciato il cosiddetto piano dolce del premier Giuseppe Conte: l’intenzione è quella di farci apprezzare l’uso delle carte di credito e di un mondo senza contante in maniera molto gentile, molto soft. Da domani il tetto massimo sarà fissato in 1.999,99 euro per i pagamenti in contanti, mentre da gennaio 2022 la soglia si abbasserà a 999,99 euro. Nel caso in cui fossimo obbligati a fare dei pagamenti di importo superiore, sarà necessario utilizzare bonifici o carte di credito, in modo che la transazione sia tracciata.
Non esistono limiti specifici per quanto riguarda la movimentazione di denaro in banca, sia per quanto riguarda i prelievi di contante sia per quanto riguarda i versamenti. Ciò perché il versamento o il prelievo non configura un cosiddetto trasferimento tra soggetti diversi. Tuttavia, i conti correnti sono soggetti a controlli da parte dell’Agenzia delle Entrate – che ha accesso a tutti i dati bancari per accertamenti di natura tributaria. Stesso discorso per le verifiche da parte dell’Unità di informazione finanziaria della Banca d’Italia, per quanto riguarda le norme sull’antiriciclaggio. In questo caso, peraltro, l’operatore bancario può segnalare operazioni sospette in relazione a movimentazioni consistenti di contanti.
Nel dettaglio, l’operatore potrebbe richiedere le motivazioni che hanno indotto al prelievo o l’origine di fondi oggetto di versamento (a esempio nel momento in cui il denaro movimentato si discosta di molto dall’operatività abituale del cliente o da quanto indicato nelle dichiarazioni dei redditi). Il ricorso frequente o ingiustificato a operazioni in contante, anche non eccedenti la soglia normativa, e nello specifico, il prelievo o il versamento in contante di importi non coerenti con il profilo di rischio e l’attività del cliente, può costituire elemento di sospetto.
Meno cash in circolazione, nessun limite specifico ai prelievi e ai versamenti del denaro contante in banca. Ma “nero” di fatto ancora libero per i mini acquisti, anche sfruttando il trucco dei pagamenti frazionati: le nuove soglie saranno facilmente aggirate col risultato che il gettito fiscale non subirà vantaggi particolari, ma i consumi potrebbero subire una stretta anche per motivi di tipo psicologico.
È il momento peggiore per introdurre tetti al contante: con la peggiore crisi degli ultimi decenni da affrontare, tutte gli sforzi vanno indirizzati per favorire e stimolare la spesa e non per fiaccare gli acquisti delle famiglie, spiega Giovanna Ferrara, presidente di Unimpresa.
Va ricordato che da lunedì 2 settembre 2019 era già partito il nuovo meccanismo di controllo dell’Unità di informazione finanziaria della Banca d’Italia, che era stato introdotto e lasciato fermo ai box da una legge del 2017 volta al contrasto del riciclaggio di denaro sporco e frutto di evasione fiscale. Dallo scorso anno, sotto la lente dell’Uif (antiriciclaggio) finisce automaticamente chi movimenta contanti, tra prelievi e versamenti, oltre 10.000 euro in un mese anche con più operazioni di importo minore, ma comunque superiore a 1.000 euro. Banche e Poste devono segnalare queste situazioni con la nuova comunicazione oggettiva che viene effettuata ogni mese, obbligatoriamente, ma non equivale a una segnalazione di operazione sospetta. Secondo quanto stabilito dall’Uif(provvedimento 28 marzo 2019) le operazioni dovranno essere individuate considerando tutte le movimentazioni di denaro effettuate dal medesimo soggetto, in qualità di cliente o di esecutore; le operazioni effettuate dall’esecutore sono imputate anche al cliente in nome e per conto del quale ha operato.
La riduzione della circolazione del contante per essere efficace necessita dell’esistenza di condizioni utili alla sua diffusione e attuazione, contemperando anche esigenze di natura sociale ed economica. Il report della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro “L’uso del contante in Italia tra necessità e abitudini” si sofferma sugli effetti dei provvedimenti intervenuti negli ultimi anni in materia, sia in Italia che in Europa, comparandone in particolare l’incidenza sulla lotta all’evasione fiscale. Il ricorso diffuso all’uso del contante viene infatti tradizionalmente associato alla presenza di alti livelli di economia sommersa: pagamenti in nero, sotto-fatturazioni, retribuzioni irregolari implicano transazioni in moneta svolte al di fuori del circuito tracciabile dei pagamenti. Eppure, guardando ai periodi interessati da queste restrizioni, non si evidenziano variazioni particolari, pur a fronte di interventi restrittivi. Il valore assoluto dell’economia irregolare, al contrario, è cresciuto, passando da 202 miliardi di euro del 2011 a 210 del 2017 (+3,9%) e aumentando sia in corrispondenza dei periodi in cui il limite massimo di utilizzo del contante era di 1.000 euro, che negli anni successivi in cui la soglia veniva portata a 3.000euro. Non vi è dubbio, poi, che la contrazione dei redditi, dovuta al fermo per la crisi pandemica di questi mesi, crei ulteriori difficoltà nel sostenere eventuali costi derivanti dalle transazioni con moneta elettronica.
Il limite alla circolazione del contante aiuta certamente a contrastare l’illegalità, ma gli interventi che vanno in questa direzione, per essere realmente incisivi, devono essere strutturali – ha dichiarato Rosario De Luca, Presidente della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro -. Si pensi innanzitutto all’infrastruttura tecnologica, le cui carenze, ad esempio relative alla rete Internet, non agevolano l’uso delle carte di credito. Poi, aspetto non secondario è quello dei costi per il loro utilizzo, che incidono pesantemente sui pagamenti. Infine, è necessario armonizzare in tutti i Paesi dell’Unione il limite minimo in modo da evitare differenze che creino distorsioni nei mercati interni.
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