Napoli, i funerali del poliziotto Pasquale Apicella

Distrutta dal dolore, tra le lacrime e accovacciata sulla bara, quasi a volerla abbracciare: è rimasta così, per tutta la durata dei funerali, Giuliana Ghidotti, la moglie 32enne dell’agente scelto Pasquale Apicella, morto a Napoli lo scorso 27 aprile nel corso di un inseguimento di una banda di rapinatori. Una cerimonia di poco più di…

Distrutta dal dolore, tra le lacrime e accovacciata sulla bara, quasi a volerla abbracciare: è rimasta così, per tutta la durata dei funerali, Giuliana Ghidotti, la moglie 32enne dell’agente scelto Pasquale Apicella, morto a Napoli lo scorso 27 aprile nel corso di un inseguimento di una banda di rapinatori.

Una cerimonia di poco più di un’ora, celebrata nella chiesa cristiana evangelica del quartiere Secondigliano, a Napoli, alla presenza anche del ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, del capo della Polizia Franco Gabrielli, il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca e del sindaco Luigi De Magistris. A causa delle restrizioni imposte dal pericolo del contagio Covid-19, i pochi presenti erano seduti a distanza e tutti con la mascherina.

Sull’altare tante le persone che hanno voluto lasciare un ricordo di Lino, dal collega Marco Carato che l’ha definito “una parte del mio cuore”, “un’anima buona, gentile, simpatica, altruista, sempre al servizio del prossimo”, a don Ciro Russo, parroco della Chiesa di Marano frequentata dalla moglie del poliziotto che ha detto: “Questo dolore resterà nel cuore e nella vita di tanti di noi, auguriamoci che non alimenti rabbia, ma il desiderio di vivere una vita migliore”.

Nel suo intervento, il questore di Napoli, Alessandro Giuliano, si è rivolto ai genitori e alla moglie di Apicella: “Nulla potrà compensarvi per questa perdita, ma non sarete mai soli e spero che ci consideriate la vostra famiglia. Non conoscevo Lino, ma ho ascoltato le parole di chi gli ha voluto bene. Chi tace, chi piega la testa muore ogni volta che lo fa – ha aggiunto – chi parla e cammina a testa alta muore una volta sola. Questa frase, attribuita a Giovanni Falcone, Lino se l’era fatta scrivere sulla pelle, tanta era la sua passione. Se vostro figlio è avvolto nel Tricolore è perché vuol dire che avete fatto un buon lavoro – ha detto ancora il questore – siate orgogliosi di voi stessi oltre che di lui. Carissima Giuliana, quando i tuoi figli saranno più grandi raccontagli che il papà era felice e dì loro che il papà contribuiva a rendere questo mondo migliore e che sono figli di un eroe”.

“Oggi qui siamo come una grande quercia con un ramo spezzato da una tempesta che non ha causato la caduta, ma l’ha indebolita – hanno scritto le sorelle in una lettera letta dall’altare – Se oggi non è caduta è per l’amore che hai avuto sempre per noi. Tutti dicono che il tempo guarisce il dolore, ma chi lo dice forse non ti ha conosciuto”.

“Quello che è accaduto a nostro fratello Pasquale ci testimonia che manca ancora l’amore per il prossimo in questa umanità, l’egoismo e la malvagità a volte sono sovrani – ha detto il pastore evangelico Christian Parisi del Ministero cristiano di Secondigliano – In una situazione critica come quella che la nostra nazione sta vivendo, come uomini abbiamo sperato che si fosse sviluppato l’amore per il prossimo, una soluzione per quest’umanità che purtroppo amore non ha”.

Al termine della cerimonia funebre, il feretro del poliziotto, dopo l’esecuzione del silenzio militare, avvolto nel Tricolore, è stato portato a spalla dai colleghi di Apicella all’esterno della chiesa di via Scippa, tra gli applausi dei pochi presenti, qualcuno anche dai balconi dei palazzi vicini.

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