Capitolo chiuso. Dopo il biodigestore di Caserta, il TAR ha messo la parola fine, qualche settimana fa, anche al progetto di costruire un secondo e analogo impianto nell’area industriale di Gricignano di Aversa.
Le due vicende, sia pure con sfumature diverse, al di là delle posizioni ideologiche sottese alla urticante materia ambientale – posizioni legittime, per carità, ma nelle quali non è, qui, il caso di entrare – presentano aspetti paradossali che, forse, è interessante sottolineare. Non fosse altro che per il lungo elenco di ricorrenti nell’uno, nell’altro o anche in entrambi i casi: Regione Campania, Provincia di Caserta, corpo nazionale dei vigili del fuoco, Autorità di bacino distrettuale dell’Appennino meridionale, rappresentante unico delle amministrazioni statali, Comune di Teverola, ministero delle Imprese e del Made in Italy, ministero della Cultura, ministero dell’Interno, ministero della Difesa, ministero dello Sviluppo economico, Soprintendenza archeologia belle arti e paesaggio per le province di Caserta e Benevento, ministero delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibile, comando provinciale vigili del fuoco di Caserta, Enac, Comune di Gricignano d’Aversa, Comune di Carinaro, Comune di Marcianise, Consorzio Asi di Caserta. E, naturalmente, associazioni ambientalistiche e consiglieri comunali vari.
Intanto, chiariamo di che cosa si parla. I <biodigestori sono impianti di riciclaggio che, tramite un processo di decomposizione della sostanza organica per via anaerobica (senza ossigeno), convertono i rifiuti organici domestici e gli scarti agricoli in energia termica ed elettrica ed altri output di processo. Insomma, producono biogas.
Nel nostro Paese, ovviamente, i biodigestori non sono una rarità. Complessivamente, sono già 27 gli impianti in funzione, soprattutto al nord, per una capacità complessiva di produzione da 25.445 metri cubi di biometano l’ora. Parliamo di grandi impianti, apprezzati anche da Legambiente, come quello realizzato a Montespertoli, nel Chianti, che è il più grande di tutto il Paese. Poi ci sono quelli di piccole e medie dimensioni, per l’autoproduzione energetica (in genere, aziende agricole) e qui i numeri salgono vertiginosamente: si parla di oltre due mila impianti e una produzione di circa 2,5 miliardi di metri cubi di biometano.
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