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Piazza Commestibili. Incompiuto restauro

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Caserta – Sul fronte che affaccia su via Crispo, l’iscrizione dice «Piazzetta Commestibili – 1888-2012», le date annuali si riferiscono all’inaugurazione del complesso architettonico e alla fine del restauro avviato nel 2009.

La seconda data e occorrerà ritoccarla perchè i lavori restano allo stato incompiuti, da ieri mattina operai e tecnici della «Di Caterino Costruzioni s.r.l» procedono alla rimozione delle impalcature e al trasferimento di tutti i materiali ed attrezzi.

L’imponente complesso è stato restaurato nella parte alta, sia all’interno che all’esterno e si tratta delle abitazioni i cui proprietari, per la precisione il 95%, hanno versato le quote a loro carico, cioè il 70% del costo del restauro, restando il 30% a carico della Regione Campania.

Le dolenti note riguardano i lavori della fascia terranea, tutta destinata a edifici commerciali per la maggior parte in proprietà del Comune che era riuscito ad alienarne un parte.

Ma sia l’ente comunale che i proprietari sopravvenuti non hanno provveduto al saldo delle quote loro spettanti, c’è in atto un contenzioso fatto più di tira-molla che di lite giudiziaria propriamente detta e, in presenza di questo stallo di cui non si prevede lo sblocco, l’impresa ha deposto le armi.

E il centro cittadino si fregia, da oggi, di una nuova incompiuta, una bellezza lasciata a metà, non bastassero gli sgarrupi di corso Giannone e piazza Correra ed altri cantieri aperti e mai chiusi.Il complesso Piazza Commestibili, inizialmente destinato a mercato giornaliero e poi con sopravvenute modifiche anche ad abitazioni che realizzò l’Istituto case popolari, fu progettato nel 1825 ma soltanto una sessantina di anni dopo – a dimostrazione che Caserta, in questo, è stata sempre Caserta – vide la luce.

Impostazione architettonica a ferro di cavallo, un collegamento tra la vasta piazza del mercato e il cosiddetto «tridente», le strade a raggio, cioè, che sono le vie Battistessa, Alois e Crispo.

Architettura, quella del complesso, poderosa e ariosa con la sua piazzetta interna con fontana centrale e aiuole. Negli anni, dal 1960 a oggi, aveva perso molto della sua bellezza, superfetazioni abusive, coperture di terrazzi e vani sugli stessi, alterazioni nella facciata per il solito festival di insegne commerciali incontrollate gridavano vendetta e urgenza di ripristino.Alla metà degli anni Novanta, prima amministrazione di Luigi Falco, si avviò l’iniziativa del recupero a opera dell’assessore Carlo Marino, si istruirono le procedure per la partecipazione al bando regionale e il progetto fu inserito nel Programma Integrato d’intervento, legge regionale 3/96.

“Si risolveva finalmente un vecchio problema “-dice oggi Carlo Marino  in consiglio comunale da oppositore .

Il progetto non aveva soltanto valenza di recupero di un immobile ma anche di grande valore culturale come il ripristino di una immagine della città dei primi dell’Ottocento che ancora testimonia splendore.

Purtroppo lo stallo che si è determinato nella ultimazione dei lavori, completi all’ottanta per cento, rischia di vanificare tutto ciò si è riusciti a fare».

Il complesso, oggi, si fa ammirare dal primo piano in poi; di sotto restano mura screpolate, gazebo di bar e indecorosità di insegne pubblicitarie.

 

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