Ah, la civiltà. Che meraviglia vivere in una comunità che ha così a cuore la cura del territorio, che dimostra così tanta considerazione per la qualità dell’ambiente in cui crescono i loro figli.
D’altronde che sarà mai, un po’ di erba ed erbacce smaltita alla meglio ?
Prima o poi si secca e potremo dimenticarcene tutti, no?
Le cose smettono di esistere se non le vediamo, giusto? Certo.
Per questo possiamo continuare a lanciare la spazzatura dal finestrino della macchina come se il mondo fosse un enorme, coloratissimo bidone della spazzatura.
È comunque il bidone della spazzatura di qualcun altro, non certo un mio problema, no? Bevo il mio estathé, butto il brick nell’aiuola e corro a casa felice a guardarmi Italia’s Got Talent.
Domani, magari, qualcun altro lo raccoglierà.
O forse no. Forse rimarrà lì e il sole e la pioggia lo renderanno pian piano sempre più fragile, il colore dell’etichetta si scioglierà, la plastica si romperà e pian piano verrà sepolto.
Magari qualche pezzo finirà a strozzare qualche uccello, qualcuno verrà portato nella fogna dalla pioggia e finirà, alla lunga, nel mare.
Ma chi se ne frega, usare i cestini della spazzatura richiede uno sforzo troppo grande, meglio ritrovare il mio brick di estathé per strada che usare i cestini.
Solo gli sfigati usano i cestini della spazzatura, dai.
Le persone intelligenti, quelle che hanno frequentato la scuola della vita, buttano la spazzatura per strada e ne sono anche orgogliose, perché comunque non hanno tempo di preoccuparsi di queste stupidaggini.
Ma se a sporcare sono anche quelli che devono ripulire la città? Cosa dobbiamo pensare? In queste ore, sta diventando virale il video di un addetto alle pulizie che dopo aver raccolto i residui di erba e di erbacce “lancia” i cumuli di rifiuti al di là di una rete metallica.
Per sua sfortuna, l’uomo è stato filmato da alcuni cittadini che hanno ripreso le sue malefatte. Quindi, nel video si può vedere l’operaio che raccoglie l’erba in piccoli cumuli e poi con una pala la lancia in un terreno privato. Purtroppo, Kest’è…
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