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Scuola, obbligo di andare a prendere i minori, padre denuncia la preside

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CASAGIOVE –  Ieri il padre due bambini di 11 e 12 anni trattenuti a scuola per seguire la «regola» per cui gli alunni devono tornare a casa solo accompagnati dai genitori, si è recato in questura a Caserta accompagnato dal suo legale, per depositare una denuncia-querela ravvisando, in ipotesi, il sequestro di persona da parte della dirigente.

Andiamo per ordine. E’ Obbligo dei genitori di andare a prendere i minori di 14 anni a scuola, anche alle Medie. La regola, ribadita nei giorni scorsi dopo un’ordinanza della Cassazione, ha creato numerose polemiche. La ministra all’Istruzione Valeria Fedeli, in un primo momento, l’ha difesa dicendo che “lo prevede la legge” e che “per i nonni è un grande piacere andare a prendere i nipoti”

Quando ho letto che noi genitori siamo obbligati a riprendere i figli da scuola sono rimasto allibito. Poi, studiando la vicenda e la pronuncia della Cassazione, ho capito meglio i termini della questione. La buona scuola non c’entra niente. Il punto è che la legislazione italiana tutela il minore, e fa benissimo, ma dimentica l’autonomia che è valore educativo e pedagogico importantissimo”. Bisogna  cambiare la legge e di far presentare già la settimana prossima un emendamento per modificare le regole: siano i genitori a scegliere e ad assumersi le responsabilità. Senza scaricarle sui professori, ma senza costringere per forza un ragazzo di terza media a farsi venire a prendere a scuola”.

La Cassazione, in particolare, ha stabilito che il coinvolgimento di un minore in un incidente fuori dal perimetro scolastico non esclude la responsabilità della scuola. Nel caso specifico, un bambino di 11 anni era stato investito dall’autobus di linea sulla strada pubblica all’uscita di scuola. La Cassazione ha affermato che l’obbligo di vigilanza in capo all’amministrazione scolastica, discendeva da una precisa disposizione del Regolamento d’istituto, ma il ministero dell’istruzione precisa che la responsabilità della scuola sussiste non solo se il Regolamento di istituto impone al personale scolastico compiti di vigilanza: “in realtà – si legge in una nota del ministero di Viale Trastevere – la responsabilità della scuola si ricollega più in generale al fatto stesso dell’affidamento del minore alla vigilanza della scuola. La Cassazione civile ha infatti più volte affermato il principio secondo cui l’istituto scolastico ha il dovere di provvedere alla sorveglianza delle allieve e degli allievi minorenni per tutto il tempo in cui le sono affidati e quindi fino al momento del subentro, almeno potenziale, della vigilanza dei genitori o di chi per loro. Secondo la Cassazione, il dovere di sorveglianza degli alunni minorenni è di carattere generale e assoluto, tanto che non viene meno neppure in caso di disposizioni impartite dai genitori di lasciare il minore senza sorveglianza in luogo dove possa trovarsi in situazione di pericolo”. Le finalità di questo obbligo di vigilanza “sono duplici: impedire che il minore compia atti illeciti e salvaguardarne l’incolumità”.

“Le scelte e le decisioni dei presidi, in materia di tutela dell’incolumità delle studentesse e degli studenti minori di 14 anni”, ha detto la ministra Fedeli, “sono conformi al quadro normativo attuale, come interpretato ed applicato dalla giurisprudenza. È una questione di assunzione di responsabilità nell’attuazione di norme che regolano la vita nel nostro Paese, pensate per la tutela più efficace delle nostre e dei nostri giovani”. “Le leggi e le pronunce giurisprudenziali, come quella della Cassazione, vanno rispettate e se si vuole innovare l’ordinamento su questo tema occorre farlo in Parlamento, introducendo una norma di legge che, a certe condizioni, dia alle famiglie la possibilità di firmare liberatorie che sollevino da ogni responsabilità giuridica, anche penale, dirigenti e personale scolastico al termine dell’orario di lezione”. Comunque, dice ancora Fedeli, il ministero non prenderà una posizione univoca su questa questione con qualche circolare perché “non ha questa funzione né questa responsabilità”. “Stiamo parlando di leggi a tutela dell’incolumità e delle responsabilità legate ai minori”. Quanto alla tesi di chi sostiene che in questo modo non si facilita l’autonomia dei propri figli, Valeria Fedeli è convinta che “si può far sperimentare autonomia ai ragazzi non soltanto nel rapporto casa-scuola, scuola-casa”. E poi ci sono sempre i nonni: “E’ un grande piacere per i nonni andare a prendere i nipotini. La considero una cosa fantastica!”.

Intanto alla Moro – Pascoli arriva la volante della polizia  e procede all’identificazione dei protagonisti della storia e tanta, tantissima confusione. L’episodio culmine , alle due del pomeriggio una dipendente della scuola telefona a casa dei due bambini e chiede alla madre di mandare i nonni a riprendere i figli a scuola. La donna, che accudisce anche un bambino di pochi mesi, fa per recarsi di persona nel plesso. Arriva però il marito che, arrabbiato, dopo un mese di diffide ed esposti nei confronti del personale della scuola che più volte aveva telefonato a casa per richiedere l’accompagnamento dei bambini, chiama la polizia. Giunto alla Moro-Pascoli, i bimbi vengono lasciati andare da soli a casa – distante solo 300 metri – sotto la responsabilità del padre. Ma il genitore non si arrende. Incontra la preside e riferisce che si ribella alla deriva «burocratica e totalitaria» della scuola spiegando che «non esiste nessuna norma che imponga ai genitori di essere presenti fisicamente per strada dopo che sia superato il perimetro scolastico». Ieri, è scattata la denuncia.

«Ma io ho proceduto seguendo la legge, non costringo nessuno, figuriamoci. Non voglio certo creare problemi alle famiglie», riferisce la preside della scuola media Moro-Pascoli in Via Venezia a Casagiove.

Dalle aule scolastiche alle aule giudiziarie

 

 

 

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