https://www.facebook.com/location.thedoctors/videos/2815862298500037/
CASERTA — Questa storia inizia una mattina del 4 giugno 1991, martedì, giorno di San Quirino. Comincia con un documento ormai ingiallito dal tempo, il decreto con il cui il ministro dell’Università Antonio Ruberti istituiva la Seconda università degli studi di Napoli (Sun).
E prosegue passando per quattro presidenti della Repubblica, sette presidenti del consiglio, undici ministri dell’Università, tre rettori e cinque presidenti della Regione Campania, oltre a una moltitudine di sindaci, assessori, consiglieri, architetti, ingegneri, magistrati.
Tutti ne hanno scritto almeno un capitolo. Nessuno, però, ha mai scritto la parola fine. Ché il policlinico universitario di Caserta, quello a cui pensava il ministro Antonio Ruberti quella mattina di diciott’anni fa come sede per ospitare la facoltà di Medicina e chirurgia, quel policlinico è un miraggio. Come un’oasi. E, come un’oasi, adesso deve fare i conti con sabbia e polvere trasportate dalle cave da cui dista appena trecento metri, e che rischiano di rendere «insalubre» un posto che salubre, invece, dovrebbe esserlo per sua natura. Il progetto università È un ingegnere di Aversa l’uomo che decide di portare l’università a Caserta. Si chiama Antonio Ruberti, è iscritto al partito socialista italiano ed è il ministro dell’Università del settimo governo di Giulio Andreotti.
Il 4 giugno 1991, sulla Gazzetta ufficiale numero 129, viene pubblicato un decreto che ha firmato poco più di due mesi prima, il 25 marzo. L’intestazione è Istituzione della seconda Università di Napoli. E, all’articolo 1, recita così: «A decorrere dall’anno accademico 1992-1993 è istituita la Seconda università di Napoli, la cui localizzazione è individuata sulla direttrice Caserta-Capua-Nola». L’8 agosto 1992, su un’altra Gazzetta ufficiale (la numero 186), verrà invece pubblicato il decreto del presidente della Repubblica Francesco Cossiga. È il documento che — all’articolo 1 — «alloca» la struttura universitaria di medicina a Caserta. La decisione conferma il via libera che era già arrivato dal consiglio dei ministri il 24 aprile precedente. E che aveva scatenato furiose polemiche per la mancata «localizzazione» delle strutture ad Acerra. Il 26 aprile, in una durissima lettera pubblicata da tutti i quotidiani, il vescovo di Acerra Antonio Riboldi attaccava così l’allora ministro del Bilancio Paolo Cirino Pomicino: «È l’ispiratore di questa decisione, persegue interessi personali».
Ma perché tutto quest’interesse sulla scelta della città che doveva ospitare la facoltà di Medicina e chirurgia della Sun? E che c’entra questa storia con quella di un ospedale mai costruito? C’entra, ché la decisione di «allocare» il corso di laurea a Caserta se ne tirava dietro una ancor più importante: quella della costruzione del Policlinico universitario. E infatti, il 12 maggio 1995, un protocollo d’intesa per la «realizzazione in Caserta di un Policlinico a gestione diretta annesso alla facoltà di Medicina e chirurgia per approva la delibera numero 28, con la quale autorizza la «indizione di un concorso di progettazione» articolato in due fasi: una preliminare, l’altra definitiva, cui accederanno i primi cinque classificati in quella preliminare. Bisogna però attendere due anni, e cioè il 29 luglio 1997, prima che venga emesso il decreto del rettore numero 2.391, atto con il quale viene indetta la gara per l’«affidamento dell’incarico di progettazione definitiva ed esecutiva». La gara se l’aggiudica un raggruppamento d’imprese: la Pica Ciamarra e associati srl, la Itaca srl e la Ove Arup & partners ltd. Il 2 ottobre 2000, finalmente, viene indetta la conferenza dei servizi. E iniziano i problemi.
Il 17 novembre successivo il Consiglio superiore dei lavori pubblici respinge il progetto del Policlinico perché «concettualmente carente ». Il 2 dicembre, poi, la Regione rinvia al Comune di Caserta il progetto di variante dell’area circostante: «Manca l’approvazione del consiglio comunale sulle osservazioni presentate». Bisogna scorrere il calendario fino alla data del 29 novembre 2001 perché il cda della Sun approvi il progetto definitivo. E non che sia finita qui, ché la valutazione d’impatto ambientale della Regione arriva solo il 26 giugno 2003, mentre per l’approvazione del progetto esecutivo da parte della giunta regionale ci sarà da attendere il 29 ottobre 2003. Il 17 febbraio 2004, quando sono trascorsi già nove anni dalla firma del primo protocollo d’intesa, il cda della Sun approva il bando di gara per l’appalto. I lavori vengono aggiudicati alla Immobilgi Federici Stirling spa. È il 2 le sue esigenze didattiche, assistenziali e di ricerca» viene sottoscritto dai rappresentanti di ministero di Sanità e Università, Sun, Regione Campania, Provincia e Comune di Caserta. È il via libera ufficiale alla realizzazione del nosocomio. Nessuno sa però che ci vorranno ancora dieci anni perché la prima pietra venga posata.
I primi intoppi Il 15 dicembre 1995 scende in campo la Sun. Il consiglio d’amministrazione dicembre del 2004. I lavori devono iniziare dopo 27 giorni, il cronoprogramma prevede la consegna dell’opera in 1.461 giorni. Il 4 febbraio 2005, giorno della posa della prima pietra nel cantiere di Tredici, l’allora assessore regionale alla Sanità Rosalba Tufano annuncia: «I lavori procederanno spediti, il Policlinico sarà pronto il 28 dicembre 2008». Non sapeva, l’assessore, che non sarebbe andata così. La polvere e l’acqua Chi ha deciso di far costruire lì il nuovo Policlinico? E, soprattutto, chi ha deciso di non chiudere le due cave a trecento metri dall’ospedale? Chiunque sia stato, oggi si ritrova con un problema di non facile soluzione. La polvere. Quella, in particolare, perduta dai camion che trasportano il materiale alle cave attraversando la superstrada che — lì dove è sopraeleveta — passa proprio accanto al Policlinico. Ora, si sono mai visti ospedali (e pazienti) tra la polvere? Certo che no. E infatti, nel progetto, hanno dovuto prevedere un «muro d’acqua», che corre parallelo alla superstrada e sulla cui sommità passa un tubo da cui esce acqua nebulizzata. Insomma, come innaffiare un campo da tennis in terra rossa.
E, giusto per stare tranquilli, l’area destinata alle degenze è stata collocata in fondo: davanti c’è quella per la didattica, sormontata da un tetto inclinato per evitare che il vento porti la polvere fin dentro le corsie. Tutto questo, ovviamente, lo si potrà vedere solo quando l’ospedale sarà realizzato. La dead line del 28 dicembre 2008, manco a dirlo, non è stata rispettata. E non lo sarà neppure quella del 29 dicembre 2009. Il 31 marzo scorso il cda della Sun ha rescisso il contratto d’appalto con la Immobilgi Federici Sterling spa: «Gravi e continue inadempienze». L’imprenditore che stava costruendo il Policlinico, Mario Pagano, ora chiede 60 milioni di euro di risarcimento e spiega: «I ritardi nell’esecuzione dei lavori dovuti a problematiche esecutive». Il cantiere, intanto, è ancora lì. «Ripartirà entro quattro mesi», annunciava il 7 aprile scorso il rettore della Sun Francesco Rossi. Che, in un’intervista rilasciata a Il Denaro, prometteva: «I tempi saranno molto brevi». Peccato per quei molto lunghi quattordici anni….Kestè
Lascia un commento