Caserta – Nei giorni scorsi, il portale istituzionale della Reggia annunciava entusiasticamente: “Pubblicato il bando per conoscere il Parco Reale e il Giardino Inglese” [il punto esclamativo è nostro, ma l’enfasi dell’annuncio lo esige]. Istintivamente ci è venuto di chiederci “ma perché, non li conoscevamo ?” “Dopo quasi due secoli e mezzo dalla fabbricazione della dimora reale, non sappiamo com’è fatta ?” “Possibile che gli uffici museali – che siano state le Intendenze borboniche, quelle savoiarde o le Soprintendenze repubblicane – che hanno retto da sempre il Palazzo Reale con continuità storico-amministrativa pur nel mutare delle epoche e dei regimi, ora non ne conoscano il patrimonio artistico e materiale anche nel minimo dettaglio. Non esistono inventari, cataloghi, registri o repertori che siano?
Subito siamo andati a consultare, dal sito telematico del monumento vanvitelliano, l’apposita voce Avvisi – Bandi di Gara della sezione Amministrazione Trasparente. Trasparenza o non trasparenza, niente da fare. Del bando annunciato nessuna traccia. Solo più tardi abbiamo capito che, siccome la relativa procedura concorsuale era stata indetta per conto del MiBACT dall’agenzia INVITALIA, l’ente governativo che affianca la pubblica amministrazione nella gestione dei fondi nazionali ed europei, era stata da essa stessa pubblicata sul proprio sito, lì dove l’abbiamo trovato. Ma lasciamo stare questa incomprensibile triangolazione informativa.
Fatto sta, che letta qualche carta del disciplinare di gara, è emerso che l’appalto si attesta intorno ai 523mila euro di valore e che ha per oggetto “…l’affidamento del servizio di rilevamento integrato e di censimento arboreo e arbustivo del parco reale e del giardino inglese della Reggia di Caserta…” e che le “…attività comprese nell’appalto sono finalizzate all’acquisizione di dati atti a fornire una base conoscitiva digitale georeferenziata del Parco Reale, in particolare del Giardino inglese, ad un’adeguata scala di rappresentazione estesa a tutti gli elementi costitutivi (assetto del terreno, perimetro, edifici principali e secondari, costruzioni accessorie e manufatti di ogni tipo, confini, recinti e recinzioni, accessi, pertinenze, percorsi, elementi d’acqua e canalizzazioni, elementi decorativi e di arredo, assetto del terreno, vegetazione, impianti – con particolare riferimento a quelli idraulici storici – ,ecc.) attraverso attività di rilevamento topografico, architettonico e di dettaglio, in modo da poter in seguito disporre di un supporto informativo unitario, necessario allo sviluppo di progettualità multidisciplinari e alla relativa gestione e manutenzione programmata del Parco e del Giardino inglese.” Ora, ci domandiamo: a parte la possibile esigenza di digitalizzazione dei dati del compendio dei beni in considerazione, ma per tutto il resto non siamo nel campo del noto, anzi dell’ampiamente noto, se non dell’arcinoto? È ammissibile che gli uffici museali non dispongano, ad esempio, della “mappa catastale, estesa anche al rapporto con le proprietà confinanti”, che attraverso quest’appalto si vuole completare, come spiega il comunicato ufficiale della Reggia presentando il bando di gara? O che vi siano margini di incertezze sugli esemplari arborei, tali da dover essere colmati.
Se può essere utile a risparmiare qualche centinaia di migliaia di euro, segnaliamo che se si consultano le pubblicazioni e gli studi che già esistono al riguardo, si potrebbe persino arrivare a fare a meno della gara.
Tra le tante, ricordiamo Il Catalogo delle piante moltiplicate che si vendono nel Real giardino inglese di Caserta, del 1852, dove sono censite migliaia varietà, specie ed essenze vegetali.
O i lavori, del 2012, sulla tutela del verde del monumento di Francesco Canestrini e Maria Rosaria Iacono, oggi presidente della sezione casertana di Italia Nostra.
Il frontespizio ed alcune pagine del Catalogo del 1852
Senza dire che, se la memoria non ci tradisce, già sotto la direzione di Mauro Felicori un’attività di censimento e di ricognizione del patrimonio boschivo e floreale venne affidata al funzionario responsabile del Parco, il più che valido Leonardo Ancona, che tuttavia non riuscì a portarla a compimento, perché pare ne fosse inopinatamente sollevato in favore dell’architetto Letteria Spuria, ma, a quanto pare, senza esiti.
Alcuni dipendenti ricordano persino che, tempo fa, gli incaricati di una ditta esterna perlustrarono il bosco schedando l’alberatura e la vegetazione arbustiva.
Alcuni estratti dal lavoro del 2012 di Canestrini e Iacono
Per il resto, che dire? Non esistono uffici tecnici interni già dedicati a questi profili gestionali e capaci di procedere ad un aggiornamento delle conoscenze, nonché specialisti in grado di informatizzare e digitalizzare i dati rilevati ? Perché, diversamente, a che cosa si dedicano ?
Non sarà che ci troviamo davanti all’ennesimo caso, tanto consueto nella pubblica amministrazione, di un progetto arrabattato alla bell’e meglio per non perdere fondi prossimi alla scadenza?
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