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Dopo 40 anni dalla strage, senza condanne, i militanti sugli attenti e con la mano destra tesa gridano: «presente».

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Il 7 gennaio del 1978 davanti la sede missina di via Acca Larentia, persero la vita tre giovani. Franco Bigonzetti, Francesco Ciavatta e Stefano Recchioni furono “assassinati dall’odio comunista e dai servi dello Stato”. La targa, firmata “I camerati”, sintetizza così.

 

Strage senza condanne

Non ci sono i  nomi degli esecutori della strage, rivendicata dai Nuclei Armati per il Contropotere Territoriale.

E neppure quella del Carabiniere che freddò Stefano Recchioni durante la sommossa che seguì l’attentato.

La vicenda è stata più volte commentata. Ci sono stati interrogatori, sono stati scoperti nuovi indizi.

Ma nessuna condanna è mai stata emessa.

L’eredità dopo 40 anni

L’attentato di Acca Larentia ha rappresentato un momento topico negli anni di piombo.

Per la spirale di morti che quella strage innescò, ma anche per il mutato rapporto che, da allora, molti camerati hanno assunto verso le forze dell’ordine.

A distanza di quarant’anni, resta anche qualcos’altro di quella drammatica giornata.

Sono le centinaia di braccia tese al cielo che, puntuali, il 7 gennaio si danno appuntamento.

Per ribadire davanti la sezione del Fronte della Gioventù, il loro immancabile “presente”.

 

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