CDM: VIA LIBERA ALLA RIFORMA DEL PROCESSO CIVILE, ECCO COSA CAMBIA

Il Consiglio dei ministri ha approvato giovedì sera all’unanimità il disegno di legge delega sulla riforma del processo civile presentato dal ministro della Giustizia Alfonso Bonafede. La decisione è arrivata al termine di una giornata carica di tensione per le accese discussioni interne alla maggioranza sulla manovra economica e dopo il voto di fiducia sul…

Il Consiglio dei ministri ha approvato giovedì sera all’unanimità il disegno di legge delega sulla riforma del processo civile presentato dal ministro della Giustizia Alfonso Bonafede. La decisione è arrivata al termine di una giornata carica di tensione per le accese discussioni interne alla maggioranza sulla manovra economica e dopo il voto di fiducia sul decreto fiscale. In conferenza stampa dopo il Cdm, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte  ha dichiarato che la riforma del processo civile punta ad una “garanzia di maggior efficienza, e quindi di un clima più favorevole agli investimenti e alla business community. L’obiettivo quindi è garantire un servizio della giustizia civile ancora più efficiente e di attrarre più investitori”.

Queste le dichiarazioni del ministro Alfonso Bonafede riportate dall’Ansa: “Il punto da cui siamo partiti è l’analisi su ciò che non funziona: troppi tempi morti e udienze in cui non succede nulla. In secondo luogo è troppo complicato, con regole troppo diverse. Questo comporta un sistema complesso con cui l’impresa che decide di investire in Italia deve fare i conti”. “Con la riforma il nostro codice di procedura civile avrà meno norme, ci saranno poche regole che valgono per tutti i processi. Si passa da tre riti o modello (giudice di pace, monocratrico ordinario, monocratico sommario) a un solo rito per tutti i processi e decretiamo la morte dell’atto di citazione, c’è un solo atto introduttivo che vale per un solo rito”, spiega il Guardiasigilli.

“L’obiettivo della riforma è dimezzare i tempi del processo civile”, ha detto Bonafede, aggiungendo che “ci sarà il divieto per l’ufficiale giudiziario di fare la notifica cartacea se il destinatario ha un indirizzo Pec o se ha un indirizzo digitale. Sarà tutto digitalizzato”.

“Il fammi causa non deve essere più una minaccia possibile. Chi fa una causa temeraria o chi resiste in una causa non solo paga il risarcimento ma deve pagare una sanzione a favore della cassa delle ammende perché ha creato un danno anche allo Stato”, ha detto il ministro.

Il testo approvato dal Cdm è un disegno di legge delega a cui il governo dovrà dare attuazione con uno o più decreti legislativi da varare entro un anno dalla data di entrata in vigore della riforma. Si punta a uno snellimento del processo, in primo grado e in appello, attraverso la riduzione dei riti e la loro semplificazione.

È stato disposto che nei procedimenti civili il deposito dei documenti e degli atti di parte abbia luogo esclusivamente con modalità telematiche.

Si amplia il catalogo dei contenziosi nelle quali è obbligatorio il tentativo preventivo di risoluzione alternativa, e si attribuiscono agli avvocati poteri di accertamento istruttorio, per agevolare la verifica dei fatti prima dell’inizio del processo, incoraggiando soluzioni transattive.

Tra le novità l’eliminazione del ricorso obbligatorio alla mediazione in materia di responsabilità sanitaria, contratti finanziari, bancari e assicurativi, cioè in quei settori dove si è rivelata un insuccesso. E nella stessa ottica viene cancellato anche l’obbligo della negoziazione assistita nel settore della circolazione stradale.

Si unificano anche i procedimenti di impugnazione dei licenziamenti, con l’abrogazione del rito Fornero. Il processo di cognizione di primo grado, troppo complesso, viene sostituito con un rito semplificato, ispirato a quello del lavoro.

Si prevede la riduzione dei termini a comparire (che non potranno mai arrivare oltre 120 giorni, mentre oggi si toccano i 150) e dei casi in cui il tribunale giudica in composizione collegiale. Viene ritoccato anche il processo davanti al giudice di pace: non sarà più obbligatorio il tentativo di conciliazione che oggi rappresenta un appesantimento del processo.

Nel giudizio di appello invece non potranno essere riproposte domande e eccezioni assorbite dalla decisione di primo grado.

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