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DESIDERIO: un atto di dichiarazione di dissesto, allo stato non richiesto da nessuno e non prescritto da alcuna norma

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Pubblichiamo integralmente la lettera inviata a tutti i Consiglieri comunali di caserta e al Presidente del Consiglio De Florio da parte del consigliere di opposizione Roberto Desiderio (FI)

Egr Colleghi, Sig. Presidente,

Io che ho votato la delibera di dissesto dell’ottobre del 2011 faccio veramente fatica a capire la scelta che questa amministrazione oggi ci chiede di intraprendere. Allora ci siamo trovati di fronte ad una situazione impossibile da gestire: pignoramenti, 32 milioni di euro di anticipazione di tesoreria con oltre 14 milioni di fondi vincolati distratti, mancato pagamento di stipendi ai dipendenti e su un piano di minor rilievo agli amministratori.

Tutto questo poi ha trovato conferma in oltre 130 milioni di massa passiva, che ci ha condotto ad adottare la procedura di dissesto che peró, stranamente, da oltre 6 anni non si è ancora conclusa.

In pratica nel 2011 ci trovavamo proprio nelle condizioni previste dalla prima parte dell’art. 244 del Tuel:

“Si ha stato di dissesto finanziario se l’ente non può garantire l’assolvimento delle funzioni e dei servizi indispensabili ovvero esistono nei confronti dell’ente locale crediti liquidi ed esigibili di terzi cui non si possa fare validamente fronte con le modalità di cui all’articolo 193, nonchè con le modalità di cui all’articolo 194 per le fattispecie ivi previste”.

Oggi, invece, siamo chiamati a votare il dissesto perché nel 2016, in ragione di un disavanzo di oltre 20 milioni di euro, questa amministrazione ha deciso di approvare un piano di riequilibrio pluriennale, per ripartire quel debito probabilmente determinato dal progressivo passaggio degli Enti Locali alla contabilità  armonizzata, che tra l’altro prevedeva l’introduzione del fondo crediti di dubbia esigibilità che, in pratica dispone l’accantonamento di una percentuale dei residui attivi, che cresce quanto più il credito da riscuotere è datato, cioè risale ad anni passati.

Da allora sono trascorsi quasi 2 anni, che hanno visto l’Ente chiamato molte volte a dare spiegazioni rispetto alla proposta formulata, prima nella fase istruttoria al Ministero dell’Interno, poi alla Corte dei Conti.

Quando il Ministero dell’Interno ha concluso l’istruttoria rimandando gli atti alla Corte dei conti per la decisione, tutti noi ricordiamo i toni trionfalistici utilizzati dal sindaco e da molti componenti della maggioranza. Finalmente si riparte, siamo sulla strada giusta, qualcuno addirittura già pregustava strade nuove e verde pubblico curato attraverso l’utilizzo  dei soldi del fondo di rotazione ed anche io, onestamente, auspicavo a cose del genere. Allora dico a quei falsi profeti di avere il coraggio, se allora avete gridato alla vittoria, adesso a dire che avete subito una sonora sconfitta, che però, sul piano concreto si traduce nell’ulteriore sconfitta della città e dei casertani.

Non è possibile privatizzare gli utili sul piano politico e pubblicizzare le perdite sul piano concreto, in pratica non è che quando  si vince vincete voi e quando si perde perdono i cittadini. Vi vantate di essere un Ente virtuoso, con i soldi in cassa, pagate puntualmente gli stipendi anche agli amministratori, date premi di risultato e di produzione ai dirigenti e al Segretario comunale e poi condannate la Città a subire l’onta del secondo dissesto.

Mi domando, non essendo un addetto ai lavori, come molti all’interno del consiglio comunale, perché invece di insistere su un piano di riequilibrio mal concepito e redatto non avete portato all’attenzione della Corte dei Conti il consuntivo appena approvato in Giunta, secondo il quale il Comune di Caserta sarebbe solo a meno 11 milioni e avrebbe recuperato in un solo anno 10 milioni?

A quel punto non sarebbe stato necessario un riequilibrio pluriennale, ma, entro 3 anni, così come consentito dalla legge, con il pluriennale 2018/2020, l’Ente da solo avrebbe potuto recuperare il disavanzo che, stando a quanto accertato dal proposto consuntivo si sarebbe ridotto.

E allora che senso ha avuto insistere in un appello, che vi ha esposto a durissime censure da parte delle sezioni giurisdizionali della Corte dei Conti, quando quel disavanzo di 20 milioni era già stato ridotto a 10 e in un solo anno, questa presunta, ma auspicabile vostra capacità avrebbe certamente indotto la Corte ad una maggiore benevolenza. Ma evidentemente c’è qualcosa che non va nei vostri conti, non possono esserci due verità così distanti tra quella certificata dalla Corte e quella esposta nel consuntivo.

E, quindi, siamo qui a dichiarare un dissesto che non c’è, per colpa della burocrazia che governa questa Città da sempre e mi perdoni  Prof. Pica per la sua scarsa capacità di incidere sulle dinamiche di questa maggioranza.

Alle volte, quando non si riesce a portare avanti le proprie idee o quando queste vengono manifestamente bocciate, bisogna avere il coraggio di lasciare.

Questa richiesta di dissesto Signor Sindaco è anche il suo fallimento, insieme a tutta la classe dirigente e ai vertici della burocrazia comunale, Ragioneria e Finanze e Segretario Generale inclusi, i cui risultati negativi sono stati ampiamente stigmatizzati dalla Corte dei Conti: non perdo tempo ad elencare le gravi contestazioni che la sez. regionale ha fatto minuziosamente al documento di riequilibrio, alle quali nessuno, tra i legittimati a farlo, ha saputo replicare nei modi e termini.

Mi auguro caro Sindaco che non sia solo la Città  a pagarne le conseguenze, ma questa volta si intervenga sul serio sulla macchina comunale, nell’immediato, almeno revocando il salario accessorio ed ogni premio di risultato indebitamente riconosciuto, fino a quando Caserta non sarà uscita dal dissesto.

Negli atti della Corte dei Conti si evince a chiare lettere che la bocciatura del piano di riequilibrio è imputabile esclusivamente a coloro che hanno preparato la documentazione tecnica a supporto dello stesso.

Spesso la Corte usa la parola inattendibilità e incertezza riferita ai conti. Insomma alla fine si sono arresi di fronte ai documenti esibiti dal Comune  ed a numeri che variavano di volta in volta. Come risulterà evidente quando si formerà la massa passiva, i debiti del Comune, non saranno ascrivibili all’amministrazione  precedente di centro-destra ma saranno in gran parte derivanti dalla massa passiva accertata con il vecchio dissesto – stranamente non ancora chiuso –  e da somme riferite alla vs. amministrazione.

Insomma, cari amici della maggioranza, voi non avevate vinto, voi avete perso e condannato noi tutti e la Città a subire l’onta della richiesta di un nuovo dissesto e ad essere ricordata come l’unica in Italia a dichiarare un secondo dissesto, in presenza del precedente volutamente ancora in corso, che era possibile chiudere già da mesi e che avrebbe consentito di tracciare una linea di demarcazione importante:

  1. pagare i creditori che avevano accettato il 40% del loro credito;
  2. osteggiare i creditori o presunti tali – le cui identità pure dovrebbero essere disvelate – che non hanno accettato transazioni in percentuale del 40% e resistere nelle eventuali azioni legali intraprese per il recupero dei loro crediti.

Le domande che vorrei porre agli scienziati dei conti e ai nostri Revisori sono:

  • perché non si è chiuso il primo dissesto ed i revisori non lo hanno mai sollecitato?

  • perché non abbiamo mai pensato di approvare un nuovo piano di riequilibrio, rispettando le indicazioni della sezione regionale della Corte dei Conti, invece di tentare un appello infondato e temerario alla sezione giurisdizionale centrale?

  • Se fosse attendibile il contenuto del bilancio consuntivo approvato in giunta nei giorni scorsi, per quale ragione l’amministrazione non ha scelto di anticiparne l’approvazione, considerato che sostanzialmente avrebbe risolto – stando ai dati prospettati – le questioni sollevate dalla Corte ?

  • Qual è la norma in base alla quale oggi siamo chiamati a votare la dichiarazione del nuovo dissesto (non esiste e sarebbe l’unico caso in Italia) considerato che l’art. 243 quater, comma 7, richiamato nella odierna convocazione, dispone che: “…il diniego dell’approvazione del piano [di riequilibio] … comportano l’applicazione dell’art. 6, comma 2, del decreto legislativo n. 149 del 2011, con l’assegnazione del Prefetto, del termine non superiore a venti giorni per la deliberazione del dissesto”, quindi se da un lato è chiaro che non vi è alcun obbligo di votare per il dissesto, in carenza del presupposto richiamato, non essendo pervenuta alcuna diffida prefettizia, dall’altro non è certo che tale diffida intervenga in considerazione del fatto che lo stesso TUEL  nulla dispone sulla possibilità di una nuova dichiarazione di dissesto, non essendo chiusa la precedente procedura;

  • Non è necessario attendere una indicazione della sezione regionale della Corte dei Conti ovvero dello stesso Prefetto?

  • Perché lo stesso Direttore Centrale del Ministero dell’Interno – Funzione Pubblica – dott. Verde nella nota del 12/04/2018 non invita a dichiarare dissesto ma fa riferimento ad eventuale comunicazione e diffida prefettizia?

La verità, amici cari, è che il dissesto di cui si paventa la dichiarazione – al momento non imposta da alcuna norma – è un dissesto tecnico, imputabile alla clamorosa bocciatura del riequilibrio adottato dalla Giunta Marino nel 2016, con richiesta di ripiano da 23 ml di euro, di cui però 10 sarebbero già stati recuperati – stando ai conti e alle dichiarazioni  dell’amministrazione – e , di conseguenza, all’evidente bocciatura sia di questa Amministrazione che dei tecnici che governano questo Comune, ormai da troppo tempo.

La sez. Regionale della Corte, unica competente in materia, ricevuto l’esito e le decisioni delle Sez. Riunite, pure notificate l’altro giorno a quest’amministrazione, allo stato non ha ancora preso provvedimenti ed iniziative proprie del suo ruolo, compreso quella possibile di comunicare al Prefetto di Caserta di intimare al Consiglio Comunale la dichiarazione di dissesto.

Altra domanda che vorrei porre al Prof. Pica ed al Sindaco:

perché volete anticipare e prevedere una dichiarazione di dissesto, con uno in corso, senza voler rispettare le modalità ed i termini del TUEL e dell’art. 243 quater, comma 7, da voi stesso indicato nell’oggetto della proposta al consiglio?

Qualcuno, evidentemente, “vuole farne un caso di scuola”, vuole interpretare, vuole giudicare – reiterare le condotte errate già tenute nel confronto con la Corte -, anziché essere giudicato per l’incompetenza, inefficienza, inettitudine con cui ha portato avanti l’istruttoria del riequilibrio?

Senza contare, poi, la questione posta alle sezioni riunite  circa la incompetenza  del collegio giudicante, che rasenta la follia: anziché ricorrere alle sezioni riunite e cercare di recuperare agli errori, gravissimi, fatti dagli uffici e dai dirigenti in sede di articolazione delle partite e delle risposte date alle richieste di chiarimenti alla Sez. regionale, il comune di Caserta ha contestato con superbia ed alterigia e senza nessun fondamento giuridico la competenza del Tribunale adito, ma stiamo a scherzare? Qua ne va della pelle dei casertani, quel poco che è rimasta ancora da spellare.

Ma poi, che vogliamo dichiarare dissesto, perché il Collegio dei Revisori lo sollecita, senza alcuna legittimazione, relazionando ultrapetita sulla delibera oggetto dell’odierna discussione solo il 20 aprile, data della prima convocazione del consiglio?

I Revisori, con tutto il rispetto, ancorché non tenuti a redigere alcuna relazione, perché siamo in ipotesi diversa da quella obbligatoria contemplata dall’art. 244 del TUEL, forse sono stati sollecitati dall’amm.ne per riempire il vuoto della proposta deliberazione, non avendo motivi di legge a cui riferirsi, e si sono limitati a richiamare  il testo della norma  e a fare uno storico di eventi, senza nemmeno mai sfiorare e/o dare indicazioni su una possibile e legittima domanda propedeutica, che è nata spontanea anche nei bagni del ns. Ente: ma un comune già in dissesto, con procedura ancora aperta, può e in base a quale norma prescrittiva dichiarare altro dissesto?

Ma poi, votatevi pure il dissesto, ma dovete poi bocciarvi da soli anche il bilancio, perché è una contraddizione in termini: oggi dichiaro il dissesto e, però, quando mi approvo il bilancio mi trovo un disavanzo di appena 11 ml di euro, come più volte sbandierato dal Sindaco, che in un anno ha ridotto di oltre 10 ml lo sbilancio – qual è la certezza in questi conti?

Ma a chi dobbiamo credere?

Io ho sentito più volte, e non nei corridoi del comune,  che con il nuovo dissesto si vuole dare la possibilità ai creditori del passato di concludere transazioni al 60%, così da estinguere la posizione debitoria del Comune.

Ma perché non si vuole rispettare la par conditio creditorum? Perché ad alcuni speciali creditori  il Sindaco dà l’idea di volergli elargire, a spese dei cittadini, una congrua percentuale in più? Ma chi sono questi creditori, sono creditori assistiti da privilegio?

Si  indichino puntualmente i debiti dell’amministrazione del cdx e si evidenzino – sono atti pubblici –  anche quelli  di cui alla delibera n. 44 del 2014 della OSL, dove è stata determinata la massa passiva, consegnando l’elenco dei creditori ai consiglieri comunali, solo così tutti ci potremo fare una idea più completa di quello che è il disegno sindacale e dell’ass. Pica.

Queste sono le ragioni tecniche e politiche per le quali non può esservi alcuna adesione alla proposta che oggi questa maggioranza, indebitamente,  sottopone al Consiglio, attraverso la quale intende condannare la Città ad una eterna dannazione.

Infine, però, vorrei reiterare ulteriori semplici argomentazioni, in riferimento alle affermazioni del Sindaco sul Mattino di domenica, che è sempre bravo a fare lo scarica barile sulla giunta del gaudio, appena possibile, solo per infangare il suo operato e quello di Nello spirito, ass. al bilancio, del governo precedente della città:

-tra le altre cose trovate nei conti in cui è subentrata l’amm.ne di cdx, dopo l’insediamento nel giugno 2011, in primis 14 ml. di euro di fondi vincolati, distratti e non reintegrati dall’amministrazione Petteruti, ai quali, successivamente si sono aggiunti i cosiddetti costi (per ogni amministrazione in italia) derivanti dal passaggio alla contabilità armonizzata, in virtù della nuova norma del 2014, che in totale hanno creato un disavanzo, poi parzialmente recuperato per 5 ml., fino a quando non si è insediato il commissario prefettizio;

-ed ancora, estraendo direttamente dalla Sentenza delle Sezioni riunite, tre punti che vale la pena evidenziare poiché relativi alla gestione corrente della Giunta:

1) a p. 27 la Corte parla dell’attuale criticità della situazione di cassa, lamentata pure dai revisori nei verbali delle riunioni;

2) a p. 28 la Corte osserva “deve osservarsi che le rassicurazioni fornite non appaiono idonee a superare le contestazioni della Sezione Regionale della Campania, posto che si afferma che, per l’anno 2017, sussistono entrate correnti pari a 65 milioni di euro ed impegni di spesa superiori per circa 69 milioni di euro, evidenziando uno stato di disequilibrio della gestione tra l’entrata e la spesa”;

3) a p. 28 la Corte rileva “osservano dunque queste sezioni riunite che, in presenza di un disavanzo complessivo, accertato in sede di piano di riequilibrio per circa 25,69 milioni di euro, le misure di risanamento apparivano incentrate prevalentemente sulle erogazioni del fondo di rotazione e non su concrete e strutturali attività di risanamento”.

Che altro si può dire? Aspetto risposte dal Sindaco Marino e dal Prof. Pica, per motivare e giustificare l’adozione di un atto di dichiarazione di dissesto, allo stato non richiesto da nessuno e non prescritto da alcuna norma.

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