Donne di mezza età vanno a caccia di ‘nuovi italiani’

La  serata alla struttura di accoglienza è interrotta dal rombo del motore della macchina in partenza. I giovani ‘nuovi italiani’ spiano dalle tende, si picchiettano coi gomiti i fianchi e i loro sorrisoni complici si spengono solo quando si sente in lontananza il tonfo della portiera dell’ automobile, una classe A grigio perla. Sul sedile…

La  serata alla struttura di accoglienza è interrotta dal rombo del motore della macchina in partenza. I giovani ‘nuovi italiani’ spiano dalle tende, si picchiettano coi gomiti i fianchi e i loro sorrisoni complici si spengono solo quando si sente in lontananza il tonfo della portiera dell’ automobile, una classe A grigio perla. Sul sedile anteriore di quella vettura è appena salito un loro amico, un nigeriano dalla pelle scura come cenere, le spalle grosse e i muscoli scolpiti nelle braccia. Sparisce nella notte con una donna di mezza età, i capelli in ordine, un rossetto delicato sulle labbra e i tacchi che premono sull’ acceleratore della Mercedes per allontanarsi il prima possibile col suo giovane accompagnatore di colore.

«Una sera sì e una no, arriva sempre la stessa signora alla guida della sua auto», racconta una donna che abita di fronte alla struttura di accoglienza in una frazione della provincia di Caserta, «parcheggia nello spiazzo davanti  e aspetta che il ragazzo salga a bordo».

Vallo a chiedere agli amici stranieri del giovane cosa combinino insieme quella donna adulta e quel ragazzo che avrà su per giù venticinque anni.

Fanno spallucce, ridacchiano. «Vanno in letto», ci fa capire un migrante ventisettenne della Costa d’ Avorio, confessando a denti stretti il misfatto. Non è un caso isolato. Di signore più o meno attempate che vanno a ricercare la compagnia dei giovani africani nella provincia di Caserta ce ne sono. Si capisce: la richiesta delle donne non più ventenni è quella di trascorrere qualche ora di passione coi ragazzi immigrati, che per noia, per denaro o per piacere, possiamo solo tirare a indovinare, cedono senza troppe moine e finiscono a letto con le cinquantenni italiane.

 «Capita di vedere i ragazzi salire in auto con queste signore di mezza età», spiegano, quando domandiamo loro chi siano quelle donne con cui vanno in giro, sono vaghi. «È una mia amica, l’ ho conosciuta al bar», di solito rispondono così.

GLI APPOSTAMENTI

In alcuni paesi limitrofi sulla Domitiana, per esempio, i residenti non fanno mistero di aver assistito a veri e propri appostamenti di automobili con donne a bordo che ammiccanti tirano giù il finestrino.

In un paesino vicino Castel Volturno, le voci corrono da un orecchio all’ altro e gli sguardi dei curiosi non sbagliano mai il bersaglio quando fanno capolino dalle finestre delle casette dai tetti bassi.

Non capita raramente, raccontano, che i ventenni migranti si lascino convincere in quattro e quattr’ otto e scivolino velocemente sul sedile del passeggero. Mentre ciondolano per le stradine delle periferie del casertano, i giovani neri diventano prede per le donne sole.

«Qui», racconta il titolare di un locale dall’ insegna scolorita nella periferia sud che dista pochi metri dalla struttura dove abitano decine di giovani profughi, «è più volte venuta a cenare una signora, sui quarantanni, con un ragazzo africano».

Agli occhi del proprietario non sono sfuggite le carezze nascoste tra i due amanti e il braccio forzuto dello straniero attorno al vitino della donna. Lui un giovanotto in t-shirt, zainetto, sneakers ai piedi. Lei elegante, bionda, con qualche capello bianco che la tinta non è riuscita a celare. «Paga sempre lei il conto», spiega, «e poi se ne vanno via insieme». Qualcun altro, invece, giura di aver visto una donnona, alta, robusta coi fianchi larghi, appartarsi negli angoli bui con un paio, addirittura, di giovanotti aitanti.

Tutti in ogni caso constatano che le donne attratte dei migranti sono quasi sempre forestiere. Signore che non abitano in paese, ma che si dirigono proprio in quel di Castel Volturno per incontrare gli stranieri e combinare incontri piccanti.

PURE VIA FACEBOOK – «Di occasioni per fare nuove conoscenze i ragazzi dei nostri centri ne hanno», spiegano lontano dai microfoni alcuni testimoni, «finite le lezioni, camminano per la città, entrano nei bar, frequentano i locali. In queste circostanze capita che conoscano donne con cui poi intrattengono rapporti».

Ma anche Facebook è diventato un mezzo sempre più impiegato dalle signore per provare un primo approccio con gli stranieri. Digitano un nome africano, impostano la località (Caserta in questo caso), e fanno partire la richiesta di amicizia. Un primo messaggio per sciogliere il ghiaccio e a seguire gli appuntamenti, presumiamo di fuoco, con gli amanti neri. Di recente, un ventenne gambiano residente in un centro d’ accoglienza  si è allontanato senza dire nulla. È arrivato fino all’ ambasciata a Roma per preparare i documenti per sposarsi con una donna tedesca del ’67 conosciuta qualche mese prima su Facebook. Non ci ha pensato su molto lo straniero, quando la signora si è fatta avanti con la proposta nuziale: la possibilità di ottenere la cittadinanza tedesca deve avergli fatto gola.

O chissà, forse siamo solo malpensanti, e lo scambio di battute in chat ha fatto scattare l’ amore. Un dato è quasi certo: le signore ammaliate dai migranti, tra tutte le nazionalità, vanno pazze per gambiani e nigeriani. «Sono quelli che hanno più successo. Sarà per il loro carattere: sono più spavaldi degli altri», raccontavano anni addietro gli educatori della cooperativa Ruah di Bergamo. Ma se lo vai a chiedere ai diretti interessati, e noi l’ abbiamo fatto, non ci girano tanto attorno: «Noi tanto grosso!», è la risposta di un giovane nigeriano.

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