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Guerriero: Andrà tutto bene, c’è un policlinico vuoto.

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C’è un ospedale che somiglia alla città: viali vuoti, niente traffico, neanche uno che passeggia al sole. È il Policlinico universitario che si staglia alto sulle pendici dei Camaldoli, dove non c’è alcun timore di sovraffollamento.

L’unica sua apparizione sulle cronache è dovuta alla notizia del contagio riscontrato in alcuni sanitari del reparto Infettivologia.

Invano abbiamo cercato di leggere quanti sono i degenti in quel reparto ricoverati, e quanti i posti letto disponibili.

E non risulta il gran Policlinico fra gli ospedali che hanno offerto aiuto al Cotugno, a differenza di altri nosocomi cittadini.

Eppure basta una passeggiata nel dedalo degli ombrosi viali, e dare un’occhiata dentro gli edifici maestosi, per trovarli semivuoti o vuoti del tutto e capire che di posti letto disponibili ce ne sono, eccome! afferma il Dott. Ciro Guerriero 

E ci sono ovviamente laboratori, possibilità di analisi e diagnosi, personale qualificato, nonché infermieri in numero che in altre corsie se li sognano soltanto.

Inaugurato nel 1972 dispone di 1000 (mille) posti letto per ricoveri ordinari e 200 in Day Hospital.

In una giornata festiva in cui gli altri ospedali “normali” pullulano di parenti dei degenti spesso carichi di lasagne e dolciumi (nonostante le restrizioni delle visite ad un solo familiare per volta) il Policlinico era un’oasi di pace, dove si entra in auto senza che alcuno ti chieda nemmeno dove vai.

E davanti agli edifici annunciati da tabelle con elenchi delle specialità sanitarie ivi curate, non più di un paio di automobili. Niente visitatori perché? Semplicemente perché non ci sono degenti, o ce n’è pochissimi. Di sicuro meno di Mille…

Cosicché il ricordo corre a quella maledetta estate del 2014, quando il Cardarelli scoppiava di barelle, gli altri ospedali sovraffollati non potevano aiutare, e il Policlinico taceva anche allora.

Non tacquero la loro indignazione alcuni sanitari e anche l’Anaao (sindacato dei medici ospedalieri), un animato dibattito nacque dopo la lettera del dirigente medico Rossana Spatola, che La Repubblica intitolò così: «Lo scandalo del Policlinico vuoto».

C’erano 30 barelle «permanenti» nei corridoi di Medicina d’Urgenza e anche in altri reparti; più volte le cronache avevano registrato malati che s’infortunavano o addirittura morivano per le conseguenze di cadute dalla barella.

Di nuovo tornò alla ribalta l’antico problema: il Policlinico è sottoutilizzato perché manca di Pronto Soccorso, unico servizio che può «alimentare» il numero di degenze e l’utilizzazione dei posti letto. Al pronto soccorso, infatti, devono accogliere tutti, visitare, fare esami, disporre il ricovero in reparto.

Per il ricovero nel Policlinico occorre la richiesta del medico di base, la iscrizione in lista d’attesa di solito breve. Tutto tranquillo, con calma e senza affanni.

Gabriele Mazzacca, illustre gastroenterologo, scrisse: «Non esiste al mondo un ospedale di quella ricettività che non abbia Pronto Soccorso».

Lo scandalo continua, l’unica speranza di cancellarlo sta forse nell’emergenza covid-19.

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