Il Mostro di Cardito Ha Confessato : “Non ho usato la scopa, l’ho ucciso a calci e pugni perché…”

Dopo cinque ore di interrogatorio, incalzato dalle domande del pubblico ministero Paola Izzo, Tony Sessoubti Badre, è crollato. «Li ho picchiati perché davano fastidio, rompevano tutto, e non stavano al loro posto. Hanno persino graffiato i mobili della cameretta che avevo appena comprato con un grosso sacrificio economico. Li ho picchiati, si! Qualche pugno. Forse…

Dopo cinque ore di interrogatorio, incalzato dalle domande del pubblico ministero Paola Izzo, Tony Sessoubti Badre, è crollato. «Li ho picchiati perché davano fastidio, rompevano tutto, e non stavano al loro posto. Hanno persino graffiato i mobili della cameretta che avevo appena comprato con un grosso sacrificio economico. Li ho picchiati, si! Qualche pugno. Forse dei calci. Ma non il bastone».

Questo il movente del barbaro omicidio del piccolo Giuseppe.Più fortunata è stata la sorellina di sette anni, Noemi, ancora ricoverata in neurochiurgia del Santobono, ormai fuori pericolo, ma con ancora il corpicino segnato dai colpi della mazza da scopa che il convivente di mamma Valentina Casa ha utilizzato per “insegnare loro l’educazione e il comportamento”.

Una punizione che è durata dal sabato sera e fino al primo pomeriggio di domenica, come ha raccontato ai medici che la curavano la bambina, inchiodando così il «compagno di mamma» alle sue gravissime responsabilità sulla morte del povero Giuseppe.

Chiuso il verbale, alla presenza dell’avvocato Michele Coronella, del foro di Santa Maria Capua Vetere, il pm Paola Izzo ha disposto il fermo per omicidio volontario aggravato e per tentato omicidio, eseguito dagli agenti del commissariato di Afragola che hanno poi provveduto a portare Tony Sessoubti Badr nel carcere di Poggioreale, ma il lavoro della Procura di Napoli Nord, diretta da Francesco Greco, non è affatto terminato.

 

Al vaglio degli inquirenti la posizione di Valentina Casa, la mamma di origini della Penisola Sorrentina.

Intanto la piccola Erminia è in custodia in una struttura protetta e verrà raggiunta dalla sorella maggiore appena verrà dimessa dall’ospedale.

In buona sostanza gli inquirenti intendono accertare se la donna sia stata a sua volta fatta oggetto di violenze fisiche da parte del compagno, se quando l’uomo picchiava i suoi tre figli in qualche modo lo lasciava fare, e soprattutto che ruolo ha avuto tra sabato sera e domenica mattina, quando la furia bestiale dell’indagato ha ucciso Giuseppe e ferito Noemi.

La donna, che nelle prime fasi dell’indagine aveva dichiarato di non essersi accorta di nulla, messa alle strette nel corso dell’interrogatorio aveva finito per ammettere che domenica «Tony sembrava un diavolo, tanto che non sono riuscita a fermarlo». Nelle prossime ore il magistrato conferirà l’incarico ad un anatomo-patologo che dovrà effettuare l’autopsia sul corpo del bambino e determinare la natura delle lesioni  e il motivo della morte.

Gli inquirenti hanno anche ricostruito quei quaranta minuti di assenzadel “compagno ” della madre, dal momento della chiamata al 118 e fino al suo ritorno in Via Marconi a Cardito. L’indagato era scappato a casa della mamma a Crispano. «Ho fatto un guaio, mi dovete aiutare», ha detto ai suoi famigliari. E invece Raffaele e Mary, fratelli di Tony, gli hanno imposto di costituirsi accompagnandolo fino in Via Marconi.

Questa tragica vicenda, che sembra essersi conclusa con la confessione del princiaple indagato, in reatà ha ancora aspetti inquietanti: il piccolo Giuseppe, dopo le bastonate di domenica mattina, sarebbe morto tra le dodici e le quattordici. Se i soccorsi fossero stati chiesti già alle prime avvisaglie del malore mortale, il piccolo probabilmente si sarebbe salvato.

E’ tutto un mistero sulla quale la procura sta cercando di fare chiarezza

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