Sant’Angelo in Formis – Lo stato di incuria e degrado era già certificato da una prima ordinanza sindacale risalente addirittura al dicembre del 1999, nella quale si chiedeva un intervento di ripristino degli elementi essenziali per eliminare ogni rischio per l’incolumità pubblica, lavori mai realizzati dalle famiglie proprietarie dell’Arco.
Ad oggi, con il crollo che ha coinvolto parte della struttura sabato pomeriggio, sembra evidente che la pressione sui proprietari si fa ben più alta.
hanno infatti 30 giorni di tempo per ottemperare a quanto previsto dall’ordinanza, altrimenti entrerà in azione anche la procura di Santa Maria Capua Vetere.
Il muraglione adiacente alla Basilica, costruito dagli antichi romani a protezione del sito, presenta in diversi punti lunghe crepe ed è pericolosamente spanciato.
La Basilica benedettina sorge su un tempio romano risalente al VI secolo a.C. e dedicato alla dea Diana Tifatina. Il muro fu eretto per proteggere dalle continue frane e dai fenomeni geologici dei sinkholes, sprofondamenti improvvisi del terreno che colpiscono il Monte Tifata, la cui causa non è ancora del tutto conosciuta. Uno di questi sprofondamenti si è verificato nel 2010 a pochi metri dal muro di protezione. “Ho segnalato il problema durante il mio incarico alla Soprintendenza e ho trasmesso ai miei successori la documentazione” riferisce la professoressa Maria Luisa Nava, ex Soprintendente per i Beni Archeologici delle province di Caserta, Salerno, Avellino e Benevento ed ex Direttore del Museo Campano. Tuttavia “il muraglione non è stato mai protetto e sta ormai crollando. Un suo probabile cedimento metterebbe a rischio anche la Basilica” è l’allarme lanciato dall’ex Soprintendente.
A ciò si aggiunge il problema del cedimento basamentale della Basilica, cioè quello dovuto ad un costante minimo scivolamento verso il basso delle fondamenta.
Senza la risoluzione di queste criticità non si mette in salvo la Basilica e “i recenti lavori che stanno per essere ultimati sono solo un palliativo“.
Grazie ad un finanziamento di un milione di euro, il Ministero per i Beni e le Attività Culturali e del Turismo ha effettuato, con la società del professore Giorgio Croci, dei lavori di restauro riguardanti sostanzialmente interventi: alle murature della Basilica, che hanno subito nel tempo dei cedimenti e presentavano delle lesioni, alla copertura e agli affreschi. Tuttavia nessun intervento è in programma per il muro romano e il problema di sicurezza pubblica anche per la cittadinanza è evidente. Infatti il muro, in alcuni punti, attraversa proprietà private ed è a ridosso di abitazioni.
Altro rischio è che il sito ove è situata la Basilica non venga inserito nella lista dei beni tutelati e protetti dall’UNESCO.
Attualmente la Basilica è stata inserita, dopo la redazione e l’invio del documento da parte del Mibact, all’interno della lista propositiva ( la “Tentativ List”) all’interno del sito Unesco denominato: “Il paesaggio culturale degli insediamenti benedettini nell’Italia medievale”. Si tratta di un progetto per un sito seriale nel quale sono inseriti otto insediamenti benedettini, accomunati da una origine condivisa e da analoghi caratteri culturali, paesaggistici ed architettonici.
Il sito proposto comprende otto insediamenti medievali benedettini, selezionati in tutta Italia, che, nel loro complesso, rappresentano un fenomeno culturale nato nella penisola italiana e diffuso attraverso l’Europa medievale. La nomina si concentra sull’esperienza monastica medievale in Europa e sul ruolo decisivo di Benedetto da Norcia e della sua Regola. Quest’ultima si diffuse dall’Italia in tutto l’Occidente latino e diede vita a un monachesimo che colpì profondamente la formazione intellettuale e politica dell’Europa, lo sviluppo del patrimonio culturale, del paesaggio e della tradizione artistica del continente.
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