Le cattive pratiche nella gestione del verde pubblico: parla l’agronomo Di Martino

Dopo gli alberi che sono stati abbattuti al Parco del Corso,a Caserta, gli operai del comune hanno effettuato nuove potature in città che mettono a serio rischio la vita della pianta. “Queste non sono potature ma veri e propri danneggiamenti al verde urbano pubblico (tutelato da un regolamento comunale e nazionale ben preciso e dettagliato),…

Dopo gli alberi che sono stati abbattuti al Parco del Corso,a Caserta, gli operai del comune hanno effettuato nuove potature in città che mettono a serio rischio la vita della pianta. “Queste non sono potature ma veri e propri danneggiamenti al verde urbano pubblico (tutelato da un regolamento comunale e nazionale ben preciso e dettagliato), afferma dott. Bruno Di Martino, membro dell’associazione Caserta Kest’è nonché esperto agronomo. Questi bellissimi alberi sono stati  deturpati e tagliati in modo pessimo. L’organismo comunale che dovrebbe supervisionare il lavoro non ha mai fatto il suo dovere. Purtroppo questi alberi sono destinati a morire in pochi anni in quanto affetti da vari patogeni che hanno attaccato il sistema vascolare. Si vede molto chiaramente dalle macchie scure nelle ferite. Invito tutti voi a fare qualcosa e ad opporvi a tutto ciò. Al solito gli operai effettuano potature estreme, quasi una capitozzatura. Ed è sbagliato. Anzi sbagliatissimo, sottolinea Di Martino. In più , oltre ad essere sbagliata, la potatura sembrerebbe essere stata effettuata senza le opportune attenzioni e cure nei confronti dell’avifauna nidificante negli alberi oggetto dell’intervento, tanto che avrebbe determinato un abbandono dei nidi da parte delle specie coinvolte.

Come noto, l’art. 5 della direttiva n. 2009/147/CE sulla tutela dell’avifauna selvatica, esecutiva in Italia con la legge n. 157/1992 e s.m.i., comporta in favore di “tutte le specie di uccelli viventi naturalmente allo stato selvatico nel territorio europeo degli Stati membri” (art. 1 della direttiva) “il divieto:

a) di ucciderli o di catturarli deliberatamente con qualsiasi metodo;

b) di distruggere o di danneggiare deliberatamente i nidi e le uova e di asportare i nidi;

c) di raccogliere le uova nell’ambiente naturale e di detenerle anche vuote;

d) di disturbarli deliberatamente in particolare durante il periodo di riproduzione e di dipendenza quando ciò abbia conseguenze significative in considerazione degli obiettivi della presente direttiva;

e) di detenere le specie di cui sono vietate la caccia e la cattura”;

In particolare, eventuali comportamenti ai danni dell’avifauna potrebbero costituire fattispecie di reato ai sensi della legge n. 157/1992 e s.m.i., conclude dott. Di Martino.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *