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O’ nà il 15enne in cella, la sua foto choc sul profilo

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Impugna una pistola, che tiene puntata verso l’alto, con il braccio teso e l’impugnatura obliqua, di quelle che si vedono nei film alla Scarface. In un altro scatto postato, invece, ha la pistola bassa, la canna rivolta verso il pavimento, nell’atto dello scarrellamento, con lo sguardo basso di chi è concentrato in un’azione risolutiva.

E non è finita con le armi, ci sono altri corredi di guerra che spuntano dal profilo facebook di F.C, il 15enne detenuto con l’accusa di essere il capo del branco che ha ferito a colpi di coltellate Arturo, studente di 17 anni aggredito in via Foria.

Sempre a scorrere la galleria fotografica, spunta una foto con il «tirapugni», una sorta di guanto d’acciaio da usare nel corso di una rissa, che ha lo stesso effetto micidiale di un’arma impropria.

Il resto è storia di sguardi e tatuaggi, pose muscolari e sostegno psicologico. Come quello offerto poche ore dopo l’arresto di F.C. da tale «Genny», che sempre attraverso facebook si fa vivo gli indirizza una frase di incoraggiamento che assume lo stesso sapore di un invito a non collaborare con le istituzioni: «’O ‘na (che sta per «nano», ndr) datti forza in quelle quattro mura», con un ovvio riferimento alla necessità di non perdere la calma nel chiuso di un carcere minorile.

Recluso ad Airola, con l’accusa di tentato omicidio di Arturo, mentre su un altro versante vanno avanti le indagini per chiudere il cerchio attorno agli altri tre esponenti del branco responsabile dei fatti di via Foria. Una inchiesta aperta, sono in corso accertamenti e verifiche, non mancano colpi di scena.

È in questo scenario che la Procura dei Minori gioca un’altra carta, quella delle analisi del telefonino cellulare del ragazzino finito agli arresti.

È stata fissata in questo senso un’udienza a porte chiuse, per un esame irripetibile: l’analisi dei contenuti del telefonino cellulare di F.C. Chiaro l’obiettivo della Procura minorile: la «geolocalizzazione» dell’indagato, negli istanti in cui Arturo veniva circondato e ferito da venti coltellate.

Una ricostruzione che passa attraverso l’analisi delle chat che si possono ricavare dal telefonino cellulare del minorenne. Si tratta di una mossa che rende necessario un confronto tra accusa e difesa dinanzi a un giudice, con la probabile nomina di consulenti di parte, che dovranno confrontarsi sulla procedura finalizzata ad estrapolare dati, foto o chat ritenuti utili ai fini delle indagini.

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