Seggiolini antiabbandono, solo caos.

Il governo corre ai ripari dopo il caos scaturito dall’entrata in vigore, il 7 novembre scorso, del regolamento di attuazione dell’articolo 172 del nuovo Codice della Strada in materia di dispositivi antiabbandono sui seggiolini dei bimbi in auto e sta lavorando ad una moratoria. Questa farebbe slittare le multe al 6 marzo 2020 o, se venisse portata…

Il governo corre ai ripari dopo il caos scaturito dall’entrata in vigore, il 7 novembre scorso, del regolamento di attuazione dell’articolo 172 del nuovo Codice della Strada in materia di dispositivi antiabbandono sui seggiolini dei bimbi in auto e sta lavorando ad una moratoria.

Questa farebbe slittare le multe al 6 marzo 2020 o, se venisse portata avanti la proposta dei 5 Stelle, fino al mese di giugno del prossimo anno.

La legge che ha introdotto l’obbligo dei dispositivi antiabbandono è stata approvata dal parlamento il 26 settembre 2018, e lo schema di decreto ministeriale che ne stabilisce le caratteristiche è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 23 ottobre 2019.

L’obbligo di utilizzo è entrato in vigore il 1° luglio, come previsto dalla legge, ma è stato semplicemente sospeso in attesa della pubblicazione del decreto sulla Gazzetta Ufficiale

In base alla normativa, che inizialmente doveva entrare in vigore il 6 marzo 2020, “chiunque trasporti in auto uno o più bambini di età inferiore ai 4 anni rischia diversi tipi di sanzioni:  il pagamento di multe variabili tra 81 e 326 euro e la decurtazione di 5 punti dalla patente e, in caso di recidiva nei due anni successivi, è anche contemplata la sospensione della licenza di guida da 15 giorni a due mesi”.

Si legge sul sito ufficiale del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti: “l’obbligo riguarda l’installazione a bordo dei veicoli di un dispositivo di allarme la cui funzione è quella di prevenire l’abbandono dei bambini di età inferiore ai quattro anni. Si attiva nel caso di allontanamento del conducente e può essere integrato nel seggiolino, oppure indipendente dal sistema di ritenuta del bambino”.

Inoltre, per agevolare l’acquisto del dispositivo di sicurezza per seggiolini, nel Decreto Fiscale è stato istituito un fondo e il riconoscimento di un contributo economico di 30 euro per ciascun dispositivo antiabbandono, fino a esaurimento dei fondi stanziati.

Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia e promotrice della legge, prova a spiegare le motivazioni del caos esploso dopo l’introduzione (a sorpresa) dell’obbligo.

 Dott.ssa Petrache, come è stato possibile tutto questo?
“È stato possibile perché abbiamo avuto un Ministro come Toninelli che, un po’ per incapacità e forse un po’ per invidia perché alla fine questa legge di civiltà porta il nome della Meloni, ha perso mesi preziosi non varando il decreto attuativo e non prevedendo i fondi per gli incentivi. Ricordo come nella scorsa legge di bilancio ci avessero assicurato quelle risorse e alla fine il governo ci aveva messo un milione di euro. Ridicolo. Con il Governo nuovo si è talmente accelerato da trasformare questa legge di civiltà in un’odissea per le famiglie e per i produttori. Mentre nel testo originale le tempistiche erano scadenzate perfettamente e avrebbero dato il tempo a tutti di adeguarsi”.

Il ministro delle Infrastrutture e dei trasporti Paola De Micheli ha affermato che ci sarà un emendamento per prorogare l’entrata in vigore delle multe. Ci può fornire indicazioni più precise?
“Il ministro ha ammesso le responsabilità della confusione e questo le fa onore, così come condivido il fatto che insieme dobbiamo difendere questo provvedimento perché è giusto. Detto questo, si sarebbe dovuto agire prima per evitare le sanzioni nell’immediato e per dare tempo al produttore di realizzare i pezzi necessari. E penso che sarebbe stata utile una circolare del Ministro dell’Interno per sospendere le sanzioni, senza aspettare la conversione del decreto fiscale. Si sarebbe evitata la psicosi collettiva e il rischio che gli italiani reagiscano male ad una legge sacrosanta”.

Il Codacons sostiene che il rischio sia quello di acquistare prodotti non conformi. Ritiene possibile pubblicare un elenco dei dispositivi a norma che evitino così le sanzioni?
“Lo ritengo necessario. E in generale bisogna dire chiaramente anche ai produttori quali dispositivi non sono a norma, in modo che possano intervenire per tempo per modificare il ciclo produttivo. In particolare a mio avviso va fatta chiarezza sui tanti dispositivi che utilizzano la tecnologia bluetooth che potrebbe non essere del tutto sicura, in assenza di campo o se per esempio il genitore lascia anche lo smartphone in auto e non ci sono altri numeri telefonici collegati. Noi dobbiamo azzerare il rischio che, anche una volta entrato in vigore l’obbligo, un bambino possa ancora morire in auto”.

Il numero dei bambini vittime degli incidenti stradali è allarmante: solo nel 2018  l’osservatorio ASAPS ( Associazione Sostenitori Amici Polizia Stradale) ha registrato il decesso di 49 bambini per incidenti stradali. Cosa propone Fratelli d’Italia per questo problema?
“L’incidentalità infantile è molto elevata, spesso a causa del mancato utilizzo dei sistemi di ritenuta per bambini. Una grande campagna di comunicazione sui dispositivi anti-abbandono poteva essere anche l’occasione per sensibilizzare su questo. E anche questo è previsto nel dispositivo della legge. Ma anche su questo nulla”.

Proprio quest’anno ricorrono 40 anni  dal 1979, proclamato dalle Nazioni Unite “Anno Internazionale del bambino” per sensibilizzare tutti i Paesi a rivolgere attenzioni alle esigenze e bisogni dei bambini. Nel nostro piccolo, le sembra che sia aumentata la nostra attenzione sui bambini? Ha progetti e proposte ulteriori?
“In generale mi pare di no, soprattutto non si sono fatti grossi passi avanti nelle politiche a sostegno della maternità e della famiglia. Nella bozza della legge di bilancio c’è qualche timido intervento verso l’assegno unico per ogni figlio a carico. È sicuramente un passo nella giusta direzione che noi sollecitiamo da tantissimo tempo, ma gli importi sono ancora troppo piccoli e in Parlamento lavoreremo per aumentarli. Lo dico da madre privilegiata: avere un figlio non può più essere un lusso, a maggior ragione con la crisi demografica che stiamo vivendo ormai da decenni. Al contrario, deve essere una priorità nazionale”.

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