MADDALONI. La Cassazione ribalta tutto: rischia un processo la ginecologa indagata per la morte di un neonato. Il piccolo morto al nono mese di gravidanza era il figlio di Anny Tronco (dirigente cittadina MNS) che aveva denunciato la vicenda alle forze dell’ordine.
Il 10 marzo scorso c’era stato il pronunciamento del gup del tribunale di Santa Maria Capua Vetere che aveva emesso sentenza di non luogo a procedere “perché il fatto non sussiste” nei confronti di Rita Tramontano, indagata in precedenza per omicidio colposo “per avere,in qualità di medico chirurgo specialista in ginecologia, in turno presso il pronto soccorso del reparto di ostetricia e ginecologia di una clinica in Maddaloni, colposamente, con negligenza, imprudenza ed imperizia, omesso di sottoporre la signora Anna Tronco, in stato di gravidanza alla trentaseiesima settimana”.
La Tronco era giunta con forti dolori al pronto soccorso alle ore 07 del 18 settembre 2015, ma l’ipotesi dell’accusa è che il medico non abbia effettuato le opportune indagini provocando la morte del feto ancora nell’utero materno. Il piccolo non è mai venuto alla luce e già 24 ore dopo, quando la madre tornò nella struttura sanitaria, venne constatata l’assenza di battito cardiaco.
La famiglia di Anna Tronco, attraverso la madre, Angela Orabona, aveva presentato ricorso in Cassazione, dove a rappresentare le loro ragioni c’era l’avvocato Giuseppe Della Monica.
La quarta sezione penale della Cassazione ha ritenuto il ricorso fondato. Secondo la Suprema Corte, infatti, nel prosciogliere l’indagata era stata trascurata la consulenza di parte civile, facendo leva unicamente su quella del pubblico ministero.
La sentenza di non luogo a procedere emessa dal gup sammaritano a marzo è stata quindi annullata: tutti gli atti dell’indagine sono tornati al tribunale di Santa Maria Capua Vetere per un nuovo esame ed un supplemento di indagini. Le motivazioni della sentenza, discussa in ottobre, sono state rese note nei giorni scorsi.
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