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“Perderemo la speranza solo quando ci diranno di averli trovati”

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“Perderemo la speranza solo quando ci diranno di averli trovati”.

Sperano in un miracolo, i genitori di Marco Gottardi e Gloria Trevisan, i due 27enni veneti che da marzo abitavano al 23esimo piano della Grenfell Tower di Londra. Il grattacielo a North Kensington, affacciato a Notting Hill, che nella notte tra il 13 e il 14 giugno si è trasformato in un inferno a cielo aperto che ha inghiottito le vite di almeno 17 persone. Ci sono volute 12 ore per spegnere le fiamme che l’hanno avviluppato. Non basterà una vita per dimenticare quelle urla disperate “Grida terribili, come ululati di animali. Voci di bambini. Urlavano mamma, mamma. Altri chiedevano aiuto” racconta una dei sopravvissuti. Una donna che si tocca la tempia e dice “E ho questa voce nella testa: aiuto aiuto, ho un bambino. Siamo qui. Non potrò mai dimenticarla. Ce l’ho qui”.

Marco e Gloria erano troppo in alto per lanciarsi come hanno provato a fare in tanti. Marco e Gloria hanno svegliato le famiglie nel cuore della notte. “Aiuto qui sta prendendo fuoco tutto”, ha gridato disperata lei nella cornetta. Sono le 3,45 del mattino. I genitori di Gloria avvertono quelli di Marco e “immediatamente li abbiamo sentiti anche noi – racconta a La Stampa Giannino Gottardi, il padre di Marco – e soprattutto lui lasciava trasparire una serenità straordinaria”.

La linea è disturbata, le telefonate singhiozzano ma Marco “non ha mai perso la calma. Diceva che la situazione si sarebbe risolta ed anche il tono della voce era tranquillizzante – ricorda il padre -. Sembrerà incredibile, ma fino all’ultimo istante ha mantenuto un aplomb quasi innaturale. Per noi che eravamo distanti le sue parole erano un sollievo: eravamo persuasi, secondo il suo racconto, che i vigili stessero risolvendo la situazione. Diceva che il fuoco era nei piani più bassi. Il suo comportamento è stato eroico”.

E invece le fiamme sono salite, il fumo è entrato nel loro appartamento, l’aria si è fatta irrespirabile, la situazione è precipitata. Gloria ha fatto un’ultima telefonata: “Ciao mamma, grazie per tutto quello che mi hai dato“, la linea è caduta e loro hanno smesso di rispondere. Erano le 4.07, un’ora che il padre di Marco avrà stampata per sempre nella memoria. Perché Marco e Gloria non sono tra i ricoverati all’ospedale, Marco e Gloria sono dispersi.

Come per una beffa del destino che tre anni fa li ha fatti incontrare allo Iuav di Venezia e dopo la laurea in architettura, tre mesi fa, li ha portati dal Veneto (da Camposampiero in provincia di Padova lei, da San Stino di Livenza, Venezia, lui) a Londra, in quell’appartamento nella torre di cristallo. Uno “spettacolo” come aveva scritto lei su Instagram il 6 giugno, postando la foto di un arcobaleno perfetto. Di quelli che da bambino ti dicono custodisca un tesoro.

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