Caserta- La maggior parte delle persone stanno in silenzio per non mettersi contro nessuno e non si vedono l’ora di tornare a casa con i propri cari. Oggi si davanti al pronto soccorso dell’ospedale Civile di Caserta si vedono distintamente 6 ambulanze del 118 in attesa. In realtà, le ambulanze parcheggiate non sono 6, bensì 10. E ognuna di esse è tutt’altro che vuota. All’interno ci sono infermieri e spesso anche un medico ad assistere un paziente, per il quale si è reso necessario il trasporto in ospedale a vario titolo ed emergenza sanitaria. Sembrerebbe che ogni ambulanza diviene, di fatto, una sorta di pronto soccorso sostitutivo. Tutto ciò in 2mq e non sia mai il paziente soffre di claustrofobia rischia seriamente di lasciare la vita terrena. L’attesa è variabile: 20minuti, mezz’ora, tre quarti d’ora, 1 ora o anche 2 ore. Diamo qualche numero, così almeno ci mettiamo a fare i pazzerelli e non ci facciamo il sangue amaro. Le postazioni del 118 sparse in tutta la provincia hanno a disposizione, come abbiamo scritto in più occasioni, 22 ambulanze, più una rianimativa e sono 23. Adesso, se 10 di esse sono bloccate davanti all’ingresso del pronto soccorso dell’ospedale di Caserta significa che siamo già vicini al 50% del servizio indiscutibilmente paralizzato. C’è però un altro aspetto da valutare: i pronto soccorso nel territorio della provincia di Caserta sono 3. Oltre a quello principale del Civile, gestito naturalmente dall’azienda ospedaliera Sant’Anna e San Sebastiano di Caserta, ce ne sono altri due, erogati, invece, dall’azienda sanitaria locale, sempre di Caserta. Il primo si trova nell‘ospedale Moscati di Aversa, il secondo nell’ospedale di Marcianise. Entrambi soffrono degli stessi problemi seppure in maniera significativamente inferiore del pronto soccorso dell’ospedale del capoluogo.
Di chi è la colpa? Sicuramente non degli infermieri e dei medici che lavorano nei pronto soccorso e nelle ambulanze. Il discorso cambia quando si parla dei dirigenti. Se vogliamo affrontare la questione dei pronto soccorso dobbiamo a affermare sempre le stesse cose e cioè che il pesce puzza dalla testa. Il trastullatore, il giullare stagionato, di palazzo Santa Lucia, divenuto di gran lunga il cabarettista più bravo d’Italia, specularmente al suo status politico-istituzionale di peggior governatore regionale dello stivale, ha fallito totalmente, infatti, la sua missione di gestore normale, di buon padre di famiglia della sanità campana. E’ inutile “buttare avanti” sempre le stesse scuse: se i codici verdi, i codici gialli, arancioni, convergono, insieme ai codici rossi, nell’imbuto di un pronto soccorso ospedaliero questo non è colpa dei cittadini, delle persone che impaurite da dieci colpi di tosse, fatti consecutivamente, chiamano un’ambulanza del 118. E’ il sistema sanitario che deve essere in grado di indurre persone che ritengono di star male, ma che in realtà male non stanno o non in maniera tale da giustificare l’arrivo di un’ambulanza del 118 ed un ricovero in pronto soccorso, di avere nel territorio dei punti di riferimento, dei presidi di valutazione. Non è certo una cosa semplicissima, ma se uno fa il presidente della regione e guadagna 20 o 30 mila euro al mese; se uno ha a disposizione una macchina amministrativa di centinaia e centinaia di persone, qualche soluzione la deve pur trovare. E invece NOI stiamo qui a raccontare sempre le stesse cose…e siamo sempre più indignati, non riusciamo a tacere a non informare….
Ristrettezza di mezzi, riduzione dei trasferimenti da parte dello Stato? Tutte fandonie. Ma ammesso e non concesso che sia così, e cioè che lo Stato non trasferisca soldi e risorse in misura sufficiente per risolvere questi problemi, sicuramente la sua responsabilità non è nulla rispetto a quella di una regione che, colpevolmente, sciaguratamente continua a non mettere al centro della propria politica sanitaria il tema dell’emergenza. Lo fa a parole ma non mobilita risorse interne, non apre tavoli di confronto e, perché no, anche di scontro con il governo nazionale, mettendo nero su bianco un piano per migliorare uno stato delle cose divenuto assurdo. Solo slogan, solo chiacchiere e non quella full immersion che impegni 40 persone per due o tre mesi per proporre un piano e per dire ai cittadini “ecco qua, questo ci vuole. Se il governo ci da 1miliardo di euro chi avrà il mal di testa, riceverà una risposta per il suo mal di testa e non sarà più indotto a chiamare un’ambulanza del 118. E tutto questo noi della Regione lo metteremo a posto e in opera in 5 anni con un cronoprogramma suddiviso in 10 punti grazie al quale i cittadini potranno ogni 6 mesi controllare lo stato dell’arte”. E invece no. E qui subentra anche la responsabilità dei dirigenti della sanità locale. Scusi, Amedeo Blasotti, direttore generale dell’Asl, lei sta qua da 13 anni tra direzione amministrativa e direzione “totale”, e possiamo dire assolutamente che lei se ne fotte di assistere a queste sconcezze, di vedere queste scene. Lei quanto guadagna al mese? 10mila euro? Detto con franchezza, ed è un nostro punto di vista, lei non meriterebbe di guadagnarne neanche 500.
Stesso discorso per quanto riguarda il direttore generale dell’azienda ospedaliera Sant’Anna e San Sebastiano Gaetano Gubitosa. Voi a Napoli dal vostro padrino non ci andate mai a parlare di queste cose. Perché lui, De Luca, vi ha presi dal nulla, e vi ha trasformati in mega dirigenti della sanità attribuendovi sontuosi stipendi, proprio perché non rompiate le scatole, non andiate a Napoli quattro volte la settimana per dire negli uffici di competenti a di essere pronti a consegnare, a rassegnare, le vostre dimissioni, perché l’onore e/o il disonore di queste scene contano di più di un qualsiasi vantaggio economico e di un qualsiasi stipendio più o meno principesco. Scendendo di grado, ciò che abbiamo scritto per Blasotti e Gubitosa, è quello che contestiamo da anni anche al dirigente del 118, Roberto Mannella . Noi non affermiamo che queste 10 ambulanza bloccate all’ospedale di Caserta siano una diretta responsabilità sua perché se affermassimo ciò, ci impelagheremo in una fanghiglia appiccicosa in cui ci sarà sempre qualcuno pronto a dimostrare che tutto ciò non è colpa sua, bensì di alcune contingenze sfavorevoli, oppure è colpa di un anomalo movimento dell’asse terrestre, dell’effetto serra, dello Spirito Santo che si è svegliato “storto” etc. Il problema è che Roberto Mannella al pari del suo capo, Amedeo Blasotti, e al pari del capo dell’ospedale Gaetano Gubitosa, non antepone l’onore e/o il disonore del proprio mandato professionale allo stipendio e a quella ebrezza che ti fa vivere felice perché tu sei il capo, e perché quando incontri qualcuno che lavora nel tuo settore, nella tua unità operativa, questi si scappella, ti cede la sedia, ti blandisce, ti liscia il pelo. Questa è la sanità casertana, questa è la sanità campana, retaggio di modalità di governo medievali, feudali che mietono ogni giorno vittime cioè morti, morti veri in carne e ossa invisibili ed innocenti visto che la maggior parte di loro sono dei povericristi appartenenti a famiglie di povericristi che non si mettono certo ad andare da un avvocato per denunciare che dal momento in cui hanno telefonato al 118 al momento in cui sono arrivati al pronto soccorso per compiere degli esami clinici sono trascorse anche 5 o 6 ore.
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