Il presidente provinciale di Fratelli d’Italia, Gimmi Cangiano, è una figura che si fa voler bene. Quando lo si incrocia nell’androne o in pubblico, col suo sorriso largo e l’aria da guascone post-democristiano, riesce perfino a farmi dimenticare per un attimo che la politica dovrebbe essere tutt’altra cosa.
In fondo Gimmi è così: più cuore che cervello, ma di quelli che il cuore lo sanno usare bene — soprattutto quando si tratta di questioni di “relazioni internazionali”, diciamo, sul piano bilaterale tra lui e l’universo femminile. Dalla Valeria Marini alla Denny Mendez, passando per altre gloriose tappe mai smentite ma sempre celebrate, Cangiano ha consolidato un curriculum sentimentale da fare invidia a Giacomo Casanova e a qualche sottosegretario alla Cultura.
Ma, sorpresa delle sorprese, da qualche tempo il nostro si è scoperto intellettuale. Non per passione, ci mancherebbe. Ma perché ha capito che con la cultura si mangia eccome. Non libri e conoscenza, ma fiumi di denaro pubblico: fondi europei, nazionali, regionali e persino provinciali — che, quando c’è da gestire milioni, diventano improvvisamente interessanti come una notte con la Marini.
E così, il Casanova di Villa di Briano si è messo a trafficare attorno a musei, aree archeologiche e regge borboniche. Non da solo, ovviamente. In campo c’è anche il suo regista occulto, il salernitano Edmondo Cirielli, ex ufficiale dei carabinieri e attuale grande burattinaio del teatrino campano di FdI. Cirielli, tra un decreto e un comando, è riuscito a portare in dote anche Raffaela Pignetti, presidente dell’ASI (area industriale, eh, non archeologica), laureata in Beni Culturali alla Vanvitelli. Il collegamento tra il suo titolo e il ruolo che ricopre è quantomeno poetico. O forse cabalistico.
Intanto, qualcosa si muove — e non solo il cuore di Gimmi. La Soprintendenza ai Beni Culturali di Caserta sta cominciando a muovere milioni, molti più dei 25 della Reggia di Caserta. Si parla infatti della Reggia di Carditello, dove il danaro — pubblico e abbondante — scorre già come prosecco a fine comizio.
In mezzo a tutto questo, spunta Mariano Nuzzo, sovrintendente ad interim con un pedigree locale impeccabile (Santa Maria a Vico, mica una laurea a Harvard). La sua nomina, sospesa tra diritto e favore, sembra cucita su misura per essere “reggente di chi regge”.
E mentre Zinzi si interroga sul perché il ministro Giuli (anche lui in quota FdI) non abbia ancora indetto il bando europeo per la direzione della Reggia, noi abbiamo un’ipotesi più semplice: Cirielli e Cangiano, alias Il Generale e l’Amatore, stanno semplicemente preparando l’assalto finale al cuore del patrimonio borbonico.
Che dire? Dalla passione per le donne a quella per gli appalti, dal corteggiamento delle dive a quello dei fondi europei, la coerenza non manca. L’amore resta, cambia solo l’oggetto del desiderio. E la cultura? Beh, quella si mette in scena, come sempre. A sipario chiuso.
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