Due anni fa, a 24 ore dal crollo del ponte Morandi, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte annunciava la linea dura sulla concessione ad Autostrade. Accanto a lui gli allora vicepremier Luigi Di Maio con il ministro dei Trasporti Danilo Toninelli.
«Non possiamo attendere i tempi della giustizia penale – diceva il premier -. Abbiamo l’obbligo di far viaggiare tutti i cittadini in sicurezza quindi ci muoviamo per nostro conto e disporremo la revoca della concessione ad Autostrade perché non c’è dubbio che, per quanto riguarda il sistema e la convenzione in essere con Autostrade, ad Autostrade incombeva l’onere, l’obbligo, il vincolo di curare la manutenzione di questo viadotto e assicurare che tutti gli utenti potessero viaggiare in sicurezza».
Come anticipato sarà Aspi a gestire il nuovo ponte di Genova, «l’interlocutore per il passaggio di consegne», almeno fino a quando l’esecutivo non deciderà per la revoca della concessione.
Ieri in conferenza stampa il presidente del Consiglio aveva detto che se Aspi non avesse accettato le condizioni del governo sarebbe scattata la revoca.
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