Il nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Caserta, su richiesta della Procura di Santa Maria Capua Vetere, ha sequestrato altri beni (case, negozi e conti correnti) per un valore complessivo di 4 milioni di euro, all’ex manager della Dhi, la società che si occupa della raccolta rifiuti in diversi comuni della provincia di Caserta. Alberto Di Nardi è stato l’imprenditore che ha consentito attraverso le sue dichiarazioni di svelare i rapporti corruttivi esistenti tra alcuni imprenditori, sindaci e funzionari pubblici.
Il sequestro di oggi fa seguito ad altri due sequestri operati nel 2017 sempre nei confronti della DHI per precedenti ed analoghi reati tributari ed è avvenuto a seguito di indagini eseguite dalla Guardia di Finanza che hanno accertato l’omesso versamento di ritenute fiscali certificate, nonché dell’Iva anche per gli anni di imposta dal 2014 al 2016, in attuazione di un disegno criminoso che ha determinato nel tempo un ingente evasione fiscale.
In seguito alle indagini, la Procura ha nuovamente avanzato richiesta di sequestro dei beni fino all’ammontare delle imposte evase al fine di inibire il consolidamento del vantaggio economico derivante dall’evasione. I Quindi il Gip ha emesso il sequestro preventivo delle disponibilità liquide della società e, per equivalente, dei beni nella disponibilità dei suoi amministratori pro-tempore fino al valore delle imposte complessivamente evase stimato in oltre 4 milioni di euro. Ad Alberto Di Nardi, legale rappresentante della DHI fino al 7 marzo 2016, sono stati sequestrati beni immobili che lo stesso aveva conferito nel 2015 nel trust “Black Hole”, avente quale beneficiario il proprio figlio, e quale trustee (ossia amministratore del trust) il presidente del collegio sindacale della DHI. Le indagini eseguite dalla Guardia di Finanza hanno consentito di dimostrare un evidente abuso dello strumento giuridico del trust, atteso che i beni conferiti sono rimasti comunque nella disponibilità di fatto del settor (disponente) Alberto Di Nardi, che in questo modo aveva solo formalmente trasferito nel trust i beni personali con l’evidente scopo di schermare tramite un soggetto interposto il suo patrimonio proprio al fine di eludere l’esecuzione delle misure cautelari.
La Guardia di Finanza ha inoltre sequestrato i beni nella disponibilità dei rappresentanti legali che sono subentrati ad Alberto Di Nardi, ovvero Pasquale Lagnese (con riferimento al periodo di imposta 2015) e Alessandro Di Nardi, padre di Alberto (con riferimento al periodo di imposta 2016).
Pertanto il nucleo di polizia economica-finanziaria di Caserta ha sottoposto a vincolo cautelare tre appartamenti, un locale commerciale, un ufficio, un’autovettura, pacchetti azionari di due società e rapporti finanziari per un valore complessivo di un milione e 800mila euro.
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