Il clamore mediatico, dopo le varie denunce, le nostre segnalazioni, il reportage di Avvenire del 10 ottobre, de la 7 e l’accresciuta attenzione delle forze dell’ordine, tennero lontani per un breve periodo i clienti che, per una ventina di euro compravano questi ragazzini.
Ma solo in apparenza era finito questo mercato, che andava avanti da anni nel silenzio quasi totale, ma in tanti sapevano che si era solo spostato
Fonti molto attendibili ci continuavano a parlare di nuovi luoghi nel basso Lazio, tra Formia e Gaeta, non lontane da Mondragone. Ma anche di nuove modalità. L’approccio avveniva per telefono, per concludersi, come al solito, in qualche compiacente affittacamere abusivo.
In realtà l’uso del telefono non è una novità. Lo avevamo visto anche noi a ottobre. Dalle notizie che abbiamo raccolto c’è anche la conferma che oltre ai bambini rom bulgari sarebbero finiti in questo squallido mercato anche alcuni ragazzini nordafricani ospiti di centri di accoglienza per minori non accompagnati, sia a Mondragone che in provincia di Latina, approfittando della loro fragilità.
A conferma che il fenomeno non è circoscritto alla cittadina casertana.
Loro per un periodo,non si vedevano più in giro. Chiusi in casa. Per proteggerli o per proteggersi? Però in paese, visto che l’inchiesta tarda, si rafforza la tesi di chi continua a negare.
«Gli italiani non sono pedofili». «È stato inventato tutto». Sono le frasi che abbiamo sentito ev sentiamo. L’attenzione è su altro. Sugli immigrati. In particolare sui rom bulgari, ma gli adulti. Allarmi fatti girare apposta su alcuni siti o su facebook, su rapimenti di bambini italiani commessi dagli immigrati. Tutto falso. Mentre continua a essere vero il loro sfruttamento che dopo il nostro articolo del 20 luglio, che aveva provocato accuse di esagerazione, ha trovato conferma in ben 7 operazioni delle Forze dell’ordine (5 della Guardia di Finanza e 2 dei carabinieri) con arresti di caporali e denunce di imprenditori agricoli campani e laziali. E sui campi sono stati trovati anche minori, donne incinte e disabili. «Stiamo mettendo il massimo impegno nel colpire questi gravi reati – ci assicurava il prefetto di Caserta, Raffaele Ruperto –, malgrado i trucchi che caporali e imprenditori utilizzavano per contrastare le indagini». Infatti, malgrado la pressione delle Forze dell’ordine, il mercato delle braccia continua ad andare in scena ogni giorno all’alba. Si è solo spostato, come abbiamo avuto conferma nei giorni scorsi.
Non più sotto i ‘palazzi Cirio’ dove vive la comunità bulgara, pagando in nero l’affitto ai proprietari italiani, o lungo la via Domiziana, ma in altre zone meno in vista. «Si sono sparpagliati lungo le strade, per passare più inosservati, probabilmente su input degli stessi caporali », ci spiega uno del luog, che anche questa volta ci ha fatto da guida.
Piano piano si è finalmente aperta una breccia. E qualcuno ha parlato coi magistrati». E proprio la Procura di Santa Maria Capua Vetere, come sottolineava Della Corte, «denuncia che il caporalato nel Casertano è in evoluzione. Non c’è più solo il classico trasportatore col furgone ma altre forme, come il ‘capetto’ che si limita a fornire i braccianti ma senza il trasporto (vanno in auto o in bici), solo intermediazione. E poi molte volte i caporali si fanno trovare col contratto di lavoro in tasca, dicendo di essere dipendenti dell’azienda».
Dopo anni, una persona, un cittadino di Formia in provincia di Latina, è finita in carcere e due agli arresti domiciliari per aver approfittato di ragazzini immigrati. Un traffico che si svolgeva sul lungomare della cittadina del litorale domizio, e poi in compiacenti affittacamere.
Ragazzini bulgari e nordafricani “comprati” per pochi euro da uomini adulti italiani. Un mercato che è andato avanti per anni alla luce del sole, solo disturbato lo scorso anno dal clamore mediatico. E coinvolgeva anche persone che venivano da fuori, come conferma uno degli arresti.
Poi l’inchiesta dei carabinieri de Mondragone, portata avanti con professionalità e discrezione, è riuscita ad individuare alcuni responsabili, clienti accusati di abusi sessuali su minori. Le richieste d’arresto erano state avanzate da tempo, ieri finalmente le manette sono scattate per tre di loro.
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