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Per la Corte di Cassazione, il Boss Belforte deve Scontare 48 anni di Carcere

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La Corte di Cassazione ha respinto l’istanza presentata dai legali del boss  dei Mazzacane, Domenico Belforte,di unificare le pene concorrenti di 18 condanne passate in giudicato,il quale dovrà scontare 48 anni di carcere.

Per gli ermellini della prima sezione, presieduta da Mariastefania Di Tomassi , regge la tripartizione dei cumuli:da un lato le 15 condanne cumulate,  per un residuo di pena di 20 anni e 7 mesi; le 2 condanne cumulate con un residuo di pena di 23 anni e 5 mesi; infine l’ultima condanna a 4 anni di reclusione.

Infatti nelle motivazioni della sentenza, depositata nei giorni scorsi, i giudici affermano  che “correttamente in base all’esecuzione delle pene e alla data di commissione dei reati sono stati individuati tre momenti concorsuali, con formazione di tre separati cumuli parziali: fino al 5.12.1997 (sentenze 1-15 e carcerazioni definitive sofferte sino al 24.7.1997), dal 5.12.1997 al maggio 2005 (sentenze n. 16 e 17 e carcerazioni subite dal 5.12.1997 al maggio 2005), dal maggio 2005 relativamente all’ultimo reato – sentenza n. 18 – commesso nel corso della detenzione, nient’affatto ostativa essendo la continuazione riconosciuta in sede esecutiva tra alcuni reati che, secondo l’opinare difensivo, avrebbe dovuto comportare l’inclusione delle relative condanne in un cumulo unitario in ossequio al principio del favor rei.

L’anzidetta richiesta – continuano i giudici – formulata sul presupposto erroneo che i delitti uniti in continuazione costituiscano un unico reato è manifestamente infondata, risultando in palese contrasto con il principio cardine dell’esecuzione penale secondo cui la pena non può precedere il reato ma solo seguirlo e che è alla base della necessaria formazione di cumuli differenti con computo separato per ciascuno di essi delle detrazioni che a vario titolo devono essere operate e con eventuale applicazione, prima sui cumuli parziali e poi su quello finale”.

Quindi il ricorso  è stato dichiarato inammissibile con la condanna per il boss al pagamento di 2mila euro in favore della cassa delle ammende.

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