Richieste di pizza a Caserta nei primi due giorni, ma non conviene

CASERTA – C’è chi insofferente ha voluto rischiare, fatto sanificare i locali per cominciare ad infornare ha raccolto consensi tra i cittadini ansiosi di assaggiare finalmente una pizza fatta da mani sapienti, ma anche di aiutare un settore messo in ginocchio da due mesi di chiusura, ma non in termini di guadagni, se si vogliono…

CASERTA – C’è chi insofferente ha voluto rischiare, fatto sanificare i locali per cominciare ad infornare ha raccolto consensi tra i cittadini ansiosi di assaggiare finalmente una pizza fatta da mani sapienti, ma anche di aiutare un settore messo in ginocchio da due mesi di chiusura, ma non in termini di guadagni, se si vogliono adottare tutte le restrizioni del dpcr.

C’è chi raggiunto telefonicamente ha dichiarato: “Preferiamo attendere le disposizioni governative piuttosto che adattarci a quelle attuali. Il punto non è rispettare o meno la Legge ma uniformarsi o meno a disposizioni che per solo 5 giorni si riducono ad ulteriori costi ed espongono i nostri collaboratori anche a rischi personali (camici monouso e calzari che possono prendere fuoco o far scivolare e cadere chi lavora).”

Un’altro pizzaiolo casertano è stato costretto al numero chiuso: “Con protezioni anti-Covid faccio 40% di pizze in meno”

Per tutti i pizzaioli il modo di lavorare e’ cambiato, complici i dispositivi di protezione,“prima dell’emergenza realizzavamo 80-90 pizze in un’ora, adesso con i guanti e le tute andiamo piu’ lentamente, e riusciamo a farne 60. La voglia di ripartire è comunque tanta come le spese da affrontare e non sappiamo se  riusciamo”. 

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