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Scatta oggi la quaresima di Draghi sul carburante

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Decreto legge in Gazzetta ufficiale nella notte, per provare a far scattare da oggi l’atteso taglio di 25 centesimi del prezzo finale di benzina e gasolio ai distributori. È una decisa accelerazione quella impressa dal governo, che dopo l’approvazione in Consiglio dei ministri del provvedimento, venerdì scorso, doveva rendere operative nei tempi più rapide possibile le varie misure. Operazione complicata perché accanto all’intervento sulle accise (imposte dovute allo Stato che contribuiscono ad alzare il prezzo dei carburanti) ce sono molti altri non banali: a partire dal contributo straordinario sugli extra-profitti delle imprese energetiche, che ha incontrato le perplessità di Confindustria. Ma alla fine la scelta di Palazzo Chigi e del ministero dell’Economia è stata di stringere i tempi, per evitare che andasse delusa l’attesa degli automobilisti di fare il pieno a un prezzo un po’ più ragionevole. Dal momento in cui la legge entra in vigore l’adeguamento tecnico negli impianti informatizzati può avvenire anche da remoto ed è quindi praticamente immediato, come fanno notare i gestori di Faib-Confesercenti. I quali ieri si attendevano che il decreto nella sua versione finale ponesse rimedio a quella che per loro è una criticità: il fatto che le scorte di carburante siano state acquistate a prezzo più alto determinando quindi una potenziale perdita per chi poi lo vende al dettaglio.

Nelle ultime ore, proprio in attesa degli sviluppi dal fronte governativo, i costi di benzina e gasolio sono rimasti sostanzialmente stabili a livelli comunque superiori ai due euro al litro. L’intervento che diventa operativo oggi varrà per circa 40 giorni, ha ricordato il ministro delle Politiche agricole Stefano Patuanelli; spiegando che «in questo arco di tempo misure più strutturali potranno calmierare definitivamente i costi delle materie energetiche». Comunque si tratta quindi solo di «un primo step».

l decreto conferma le altre misure, per le quali eventuali modifiche potranno scattare ancora durante il percorso di conversione in Parlamento. Per quanto riguarda il prelievo a carico delle società energetiche il punto più contestato è la definizione della base imponibile, che originariamente era stata individuata nell’«incremento del saldo tra le operazioni attive e le operazioni passive, riferito al periodo dal 1° ottobre 2021 al 31 marzo 2022, rispetto al saldo del periodo dal 1° ottobre 2020 al 31 marzo 2021». Un calcolo che a detta degli industriali rischia di risultare presuntivo, non rispecchiando effettivi utili delle imprese. Un altro aspetto delicato è il gettito effettivo della tassa straordinaria, che serve a finanziare le altre misure del decreto. Si era parlato di circa 4 miliardi che però, visto che l’aliquota è stata fissata al 10 per cento, indicherebbero una massa di extra-profitti pari appunto a 40 miliardi. Una cifra molto alta.

I successivi interventi dell’esecutivo dipenderanno anche dalle decisioni da prendere a livello europeo. Resta forte la pressione per la fissazione di un tetto continentale al prezzo del gas, operazione che però richiede l’accordo dei vari governi, i quali hanno interessi diversi viste le diverse situazioni energetiche nazionali. In alternativa potrebbe essere stabilito un tetto a livello nazionale, dopo che l’autorità delle reti (Arera) avrà fatto chiarezza sugli attuali contratti.

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