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Una grande donna ferma De Luca, domani si torna a scuola

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Da domani si torna in classe anche in Campania. Sospesa l’ordinanza di Vincenzo De Luca. Il Tar si è pronunciato nel primo pomeriggio, dopo che contro l’atto del governatore campano erano arrivati ben tre ricorsi. Da parte di un gruppo di genitori, del governo e di un’associazione. Tutti e tre sono stati accolti.

I primi ad agire contro De Luca è stato proprio un gruppo di genitori. Il ricorso, portato avanti dagli avvocati Giacomo Profeta e Luca Rubinacci, è stato accolto dopo che il Tar aveva chiesto alla regione Campania di presentare, entro le 11 di oggi, una memoria. A Palazzo Santa Lucia sia chiedeva di spiegare perché in Campania – unica regione in tutta Italia a strappare rispetto alle regole nazionali – era stata imposta la didattica a distanza, per la scuola dell’infanzia, per la primaria e per l’ex scuola media, fino al 29 gennaio. La memoria è arrivata, ma le pagine firmate dai legali di De Luca non hanno convinto i giudici amministrativi. La presidente della quinta sezione del Tar della Campania, Maria Abbruzzese, ha quindi sospeso l’efficacia dell’ordinanza e fissato la Camera di consiglio. Quel che conta, però, sono gli effetti immediati: le aule che sono state vuote oggi, domani non lo saranno più.

La regione aveva difeso la sua scelta sostenendo che le decisioni del governo sulle norme da attuare a scuola nel pieno dell’ondata di Omicron fossero “sono inattuabili e del tutto virtuali, almeno nel territorio regionale della Campania, tenuto conto che vi è impossibilità di assicurare il contact tracing e insostenibilità dei carichi da parte delle Asl, attestata dai dirigenti scolastici e da tutti i Direttori generali delle Aziende sanitarie locali campane”. De Luca aveva più volte sottolineato, anche negli atti, di aver preso questa decisione perché in una situazione di emergenza, dettata dall’alta presenza di Omicron in Campania, dal rischio esaurimento posti letti pediatrici in regione e dal fatto, dalle difficoltà nel contact tracing, e dal diffondersi del virus velocemente tra i più piccoli. In una regione dove le fasce giovani sono più numerose che altrove. Ma per il giudice gli elementi riportati nell’ordinanza, e nella documentazione allegata dopo, non bastano a far proseguire la didattica a distanza.

 

  
     
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