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19 marzo Festa del Papà …anche per quelli separati o divorziati?

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La festa del papà, anche quest’anno, sembra passare in secondo piano. Negli organi di informazione, la ricorrenza viene menzionata, ma senza entusiasmo, nemmeno da un punto di vista pubblicitario. Forse questa distrazione è voluta, perché il padre, nell’affido dei figli, è sempre più ignorato e perseguitato nei suoi diritti inalienabili come genitore, come se la tutela dei figli fosse un’affare che riguarda solo chi li ha partoriti. I tempi cambiano, si sente dire da qualcuno, ma in realtà, i tempi devono cambiare rimettendo entrambi i genitori, e non solo quello con affido prevalente, al centro della vita dei figli. È necessario garantire la condivisione delle scelte per la tutela dei minori e imporre ad entrambi i genitori l’obbligo di mantenere ed educare i figli.

Sempre più magistrati parlano di affido paritario, con l’abolizione dell’assegno di mantenimento e della casa familiare assegnata al genitore con affido prevalente. È fondamentale fare chiarezza nei rapporti tra genitori, tra genitori e figli, e nei doveri educativi ed economici di ciascun genitore, verificando attentamente sia i flussi economici legati all’affido che le dichiarazioni mendaci di chi specula sull’assegno di mantenimento.

Questa chiarezza va pretesa con ogni mezzo per garantire la parità delle responsabilità economiche tra i genitori.

La festa del papà non può essere ridotta a una mera invenzione pubblicitaria; deve essere l’occasione per riflettere sulla dignità di questa figura genitoriale, sulla sua insostituibile importanza per la crescita dei minori, e, di conseguenza, deve trovare spazio nei cuori di tutti coloro che, a parole, parlano di tutela dei minori, nonché in coloro che sono chiamati, istituzionalmente, a garantire pari opportunità genitoriali.

Il progressivo indebolirsi di questa figura, anche nelle coppie di genitori conviventi, porta alla perdita di punti di riferimento fondamentali per i minori. Questi, presi da una solitudine pericolosa, cercano rifugio nelle evasioni esistenziali, che li allontanano dal loro essere figli e dai loro futuri ruoli nella società. La risposta a questa solitudine non può essere la strada, l’evasione scolastica, le baby-gang o l’uso di stupefacenti. Nemmeno queste problematiche, però, sembrano spingere verso una riflessione sul degrado sociale e sulla necessità di ridare dignità al padre, sempre più emarginato, soprattutto con l’aumento delle separazioni e l’imposizione di politiche di genere che le istituzioni sembrano incapaci di contrastare.

Per i genitori separati, la festa del papà non esiste più, poiché non c’è più spazio per loro in una società che ha finito per distruggere anche i valori etici e sociali che il padre rappresenta.

Il papà non è un “mammo”: è il papà, una figura indispensabile per la gestione dei figli e per la formazione di una società in cui ogni individuo possa crescere come persona e operare per sé e per gli altri, riproponendo valori sempre validi che devono essere difesi e insegnati ai minori come obiettivo da raggiungere.

Il papà è un esempio per i figli, che deve essere rispettato sempre, e la giustizia e la cultura devono trattarlo con il dovuto rispetto. Altrimenti, la società diventerà sempre più ingiusta e disumana, incapace di comprendere la vera essenza del “fare il papà”.

“Voglio, però, dire una cosa a tutti i papà che si stanno separando o stanno divorziando: quando firmate gli accordi di separazione e divorzio, cercate di far inserire la clausola che preveda che i vostri figli trascorrano con voi tutta la giornata della Festa del Papà, magari anche con il pernotto. Questo consentirà a voi e ai vostri figli di trascorrere con serenità questa ricorrenza, e assicurare loro la bigenitorialità, che è così importante per la crescita dei minori”.

Il 19 marzo ricordiamo i milioni di papà che, per cause varie, non riescono ad essere un punto di riferimento per i propri figli, poiché la loro figura è stata distrutta da interessi di genere, dai servizi sociali e da tribunali incapaci di garantire una giustizia giusta. A loro va il nostro riconoscimento e la nostra gratitudine, poiché sono le vittime di una giustizia che li umilia, riducendoli nella miseria economica e nel degrado morale.

Un sincero “Grazie” va a questi papà che hanno lottato e lottano per difendere la figura del padre in una società che ha perso il senso delle regole comportamentali e che, al posto dei nomi, preferisce etichettare i genitori come “genitore uno” e “genitore due”, rifiutando i termini “papà” e “mamma”. Non dobbiamo sorprenderci, visto che anche per San Giuseppe, il culto come padre è iniziato solo dopo molti secoli, e l’iconografia lo ha rappresentato non più con il solo bastone fiorito, ma con il figlio in braccio. Eravamo già nel Cinquecento, e il figlio in braccio era Gesù.

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