CASERTA – Si è presentato da solo, un anno fa, senza conoscere gli atti e prima ancora che partissero le richieste di misura cautelare. Luigi Bosco, ex consigliere regionale e fuori dalla politica attiva dal 2020, ha chiesto di essere ascoltato dai magistrati antimafia. Quattro ore di interrogatorio “al buio” davanti ai pm della DDA per spiegare, chiarire e prendere le distanze da ogni sospetto di coinvolgimento nell’inchiesta esplosiva sugli appalti sanitari in odore di camorra.
Ieri Bosco è tornato davanti al gip Nicola Marrone per l’interrogatorio di garanzia. Questa volta è durato poco più di un’ora. Con lui, i suoi legali Francesco Fabozzi e Angelo Raucci. Nessun pm presente. Bosco è tornato a ribadire con fermezza la sua estraneità, puntando il dito contro un impianto accusatorio costruito sulle dichiarazioni di un solo collaboratore, Domenico “Mimmo” Romano, imprenditore con parentele discutibili e un passato di calunnie nello stesso procedimento. Eppure oggi è lui il perno dell’accusa.
Secondo la Procura, nel 2022 Bosco avrebbe fatto pressioni – su invito di Nicola Ferraro e dell’imprenditore Giuseppe Rea – su Amedeo Blasotti, manager dell’ASL di Caserta, per annullare una gara per favorire un’impresa amica. Ma la gara, pur annullata, fu poi vinta comunque dal primo aggiudicatario. Nulla di quanto ipotizzato si è concretizzato.
La gara incriminata era per un appalto di disinfestazione dalla legionella. La “manina” di Ferraro – secondo i pm – voleva agevolare l’imprenditore Roberto Fiocco, della Firotek. Una trama mai andata a segno. Eppure, Bosco si ritrova oggi nel tritacarne mediatico e giudiziario.
A puntellare la difesa, anche le dichiarazioni dello stesso Blasotti, difeso dall’avvocato Mauro Iodice, che ha spiegato: “La gara fu annullata non per pressioni esterne, ma per rilievi sollevati da altri partecipanti. Tutto regolare, tutto documentato”.
Intanto il gip starebbe valutando – secondo fonti di corridoio – di far cadere per tutti l’accusa di associazione camorristica, lasciando in piedi solo i reati di corruzione e turbativa. Una svolta clamorosa nell’inchiesta che potrebbe ridimensionare il castello accusatorio.
Gli interrogatori andranno avanti fino al 3 giugno, quando verranno sentiti il consulente Paolo Onofrio, l’intermediario Massimo Cirillo e il rettore dell’Università Parthenope Antonio Garofalo. A quel punto il giudice deciderà. Ma intanto Bosco manda un messaggio chiaro: “Ho la coscienza pulita e non mi faccio intimidire. Ho parlato per primo, e lo rifarei domani”.
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