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Decreto Cura Italia: domiciliari ai detenuti con pena inferiore a 18 mesi

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Sconterà la detenzione a casa chi ha meno di 18 mesi da scontare. A questo risultato, previsto dal decreto Cura Italia, si arriva dopo le rivolte e le sommosse, scoppiate a macchia di leopardo in tante carceri del Paese, a causa del coronavirus. Il bilancio complessivo delle rivolte, come riferito qualche giorno fa dal ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, è di oltre 40 feriti della polizia penitenziaria, 12 morti tra i detenuti per cause che, dai primi rilievi, sembrano riconducibili ad abuso di sostanze sottratte alle infermerie durante i disordini. Fino al 30 giugno 2020, potrà essere ottenuta la detenzione domiciliare dai detenuti che devono scontare una pena, o residuo di pena, fino a 18 mesi, come già previsto dalla normativa vigente, ma con una procedura semplificata. A spiegarlo è nota del ministero della Giustizia, che chiarisce le misure contenute nel decreto approvato dal Consiglio dei ministri. La procedura, ad eccezione dell’intervento di semplificazione, resta quella della legge 199/10. Dunque la misura sarà applicata dal magistrato di sorveglianza oltre che su istanza dell’interessato, per iniziativa della direzione dell’istituto penitenziario oppure del pubblico ministero. A beneficiarne dovrebbero essere circa 4000 detenuti. Per i detenuti che devono scontare una pena da 7 a 18 mesi, è previsto il ricorso ai braccialetti elettronici o altri strumenti tecnici. I braccialetti elettronici «saranno resi disponibili secondo un programma di distribuzioneadottato dal capo dell’amministrazione penitenziaria, d’intesa con il capo del dipartimento di pubblica sicurezza, tenuto conto della capienza dei singoli istituti, del numero dei detenuti ristretti, nonché delle concrete emergenze sanitarie rappresentate dalle autorità competenti». Il problema è: saranno a disposizione abbastanza braccialetti per far fronte alle richieste?

Mentre sono esclusi dal provvedimento i condannati per i delitti indicati dall’articolo 4-bis dell’ordinamento penitenziario, quelli condannati per corruzione e concussione; i detenuti sottoposti a regime di sorveglianza particolare; i delinquenti abituali, professionali o per tendenza; i detenuti privi di un domicilio effettivo e idoneo anche in funzione delle esigenze di tutela delle persone offese dal reato.

Quando si fa riferimento a chi ha pene da scontare fino a 18 mesi, «si intende anche chi ha ancora 18 mesi, avendo ricevuto pene più alte. È un indulto mascherato, e neppure troppo». Così Valter Mazzetti, segretario generale dell’Fsp Polizia di Stato, secondo cui, la cosa peggiore è il «messaggio devastante- che passa – e cioè che basta fare una rivolta, incendiare letti, devastare carceri, sequestrare poliziotti penitenziari per ottenere un premio. Perché di certo non tutti i rivoltosi sono stati identificati, e comunque questo provvedimento giunge esattamente a seguito delle rivolte. È inaccettabile per uno Stato che in un momento così difficile deve mantenere la propria autorevolezza più che mai».

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