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Massi, dalle “determine opache” al Funny Land

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 Massi, Cicala e l’ombra lunga del sistema Marino-Biondi

Dopo il nostro approfondimento sulla chiusura di Funny Land, l’area giochi per bambini a Parco Maria Carolina – chiusa dai caschi bianchi su impulso del Comune – si aprono nuove crepe nel muro dell’apparente normalità amministrativa a Caserta. E con la nostra solita testardaggine, siamo andati a fondo.

Dietro le giostre si celano opacità e dinamiche che conducono dritte ai palazzi del potere. Parliamo, ancora una volta, del segretario generale Salvatore Massi. Ufficialmente custode della legalità, Massi si è trasformato ormai in una sorta di “centralinista istituzionale”: raccoglie appuntamenti e li smista ai commissari. Ma dietro questo ruolo di facciata, continua a esercitare influenza sulle pratiche più delicate dell’“amministrazione attiva”, quella che – va detto – è ancora permeata dal sistema di potere fondato dall’ex sindaco Carlo Marino e dal suo “cardinale” Franco Biondi. Tant’è vero che non si capisce l’accanimento contro ( link) l’organizzazione (ma, ci arriveremo)non si è limitato alla sospensione, ma sia andato oltre….

Intanto vi rinfreschiamo la memoria….ricordate il caso Cicala-Di Tora? Si  quella delladetermina che non convince

Allora,ritorniamo alla determina n. 990 del 7 ottobre. Massi ha autorizzato il pagamento di 2.760 euro all’avvocato Giuseppe Cicala, difensore del geometra comunale Gaetano Di Tora. Il dipendente è indagato – provvisoriamente – per falso ideologico in un’inchiesta giudiziaria che ha già coinvolto pezzi grossi del Comune: Massimiliano Marzo, Franco Biondi, Giovanni Natale, Giuseppe Porfidia e l’imprenditore Gioacchino Rivetti, oltre all’ex vicesindaco Emiliano Casale (accusato di voto di scambio).

L’accusa? Di Tora avrebbe attestato falsamente l’inizio dei lavori in diversi asili cittadini in data posteriore a quella effettiva, coprendo irregolarità amministrative e un presunto patto corruttivo tra Marzo e un imprenditore.

E allora ci chiediamo: è legittimo che il Comune paghi in anticipo la difesa legale di un dipendente coinvolto in un procedimento ancora aperto?

L’articolo 28 del CCNL: principio giusto, applicazione sbagliata

L’articolo 28 del Contratto collettivo degli enti locali stabilisce che l’ente può assumersi le spese legali a condizione che:

  1. I fatti contestati siano connessi al servizio;

  2. Non sussista conflitto di interessi;

  3. L’avvocato sia di comune gradimento.

E qui casca l’asino.

La determina di Massi è raffazzonata, poco trasparente. L’avvocato Cicala risulta scelto unilateralmente da Di Tora, senza alcuna reale concertazione con l’ente. Solo in fondo all’atto compare la formula di rito: “Ritenuto di dover esprimere comune gradimento…”. Una chiosa generica, burocratica, priva di sostanza.

Ma c’è di più. Il vero punto dolente è il conflitto di interessi.

La Cassazione è chiara: valutazione solo “a bocce ferme”

La Corte di Cassazione, sentenza 23904/2007, è limpida: il Comune può rimborsare le spese solo dopo la conclusione del procedimento, e solo se il dipendente è assolto da ogni responsabilità – penale, civile e anche disciplinare.

Quindi: come può Massi dichiarare “che non sussiste conflitto di interessi” a procedimento aperto?

La sua affermazione non è solo arbitraria, è giuridicamente scorretta. Il Comune sta pagando in anticipo una parcella che potrebbe risultare non dovuta. E in tal caso, sarà Di Tora a dover restituire quei soldi? Quando? E chi lo controllerà?

Il caso personale: la compagna di Massi

A corollario: dopo un nostro articolo di qualche tempo fa, Massi chiese alla propria compagna di rinunciare a un’assunzione a tempo determinato al Comune. Una “ritirata strategica”, per evitare imbarazzi. Ma andate a vedere oggi dove lavora: coordina gli uffici della società che gestisce le strisce blu di Caserta. Un incarico ottenuto “alla chetichella”, senza lasciare traccia negli atti ufficiali.

Una mentalità che va oltre il Comune

Questo, lo diciamo chiaro, non è un singolo caso. È una mentalità. È la concezione del potere come rete clientelare. Una struttura che resiste anche ai cambi di sindaco, di giunta, di clima.

E se anche la Commissione d’accesso prefettizia dirà che non è competenza sua valutare queste dinamiche, la realtà è che in quelle stanze ne accadono a decine ogni giorno. Questo Comune è diventato, da anni, una zona grigia della legalità amministrativa.

E Massi ne è un perno operativo…

Ci sentiamo, da conoscitori del territorio e dei fatti , dare un contributo ai commissari prefettizi, ed eventualmente a disposizione per un contraddittorio. Siamo certi che questi ultimi arrivati  non prendino in considerazione ‘il pizzino’ che gira nel palazzo, condicente di non autorizzare nessun evento alla decennale organizzazione in questione, per cosa poi, per un presunto illecito di occupazione abusiva non verbalizzata, ma semplicemente contestata come da atti attraverso un rilievo fotografico?

….CONTINUA….

  
     
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