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Policlinico Universitario di Caserta fermo da sei mesi.

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Il cantiere del Policlinico Universitario di Caserta è aperto, ma dentro gli operai giocano a carte, e non perché lo vogliano, ma in quanto costretti dalla mancanza di risorse per far andare avanti l’opera.

E’ fermo ormai da quasi sei mesi il cantiere dell’infrastruttura da 150 milioni di euro tra le più importanti della Campania e del Sud, che il Governatore Vincenzo De Luca aveva rilanciato nel marzo 2017, facendo ripartire i lavori dopo oltre due anni e mezzo di rallentamenti dovuti sia ai ritardi nei pagamenti da parte degli enti proprietari (Miur, Ministero della Sanità e Regione, ndr) che a lentezze burocratiche legate alla necessità di apportare varianti al progetto originario.

I lavoratori ora attendono il pagamento di quattro mensilità ma ciò che fa più paura è la totale mancanza di prospettive future. Tutto a causa della critica situazione finanziaria della società appaltatrice, che possiede il 99% delle quote del consorzio che sta realizzando l’opera.

La società capitolina, un colosso del settore edile con appalti presso numerosi enti pubblici, aveva chiesto a gennaio il Concordato preventivo al tribunale di Roma, che ha prima accordato 120 giorni di tempo, scaduti il 18 maggio scorso, concedendo poi una proroga di altri due mesi.

In questo lasso di tempo i fornitori hanno chiuso i ‘rubinetti’, e di lavoratori al cantiere del Policlinico, da 130 unità del marzo 2017, ne sono rimasti appena 67, di cui oltre 40 operai e una ventina di impiegati.

Così ad inizio maggio, i lavoratori hanno messo in mezzo i legali dei sindacati, ricevendo le mensilità di gennaio e febbraio in via indiretta dall’Università della Campania Luigi Vanvitelli, ente committente.

“Per metà giugno – afferma il segretario della Fillea-Cgil di Caserta Vincenzo Maio – siamo stati convocati al Ministero dello Sviluppo Economico, dove stanno pensando di creare una nuova società, una Newco”.

Forse solo tra un mese si saprà che fine farà il Policlinico; per ora, Università e Regione, enti committenti e proprietari, “sono assenti” prosegue Maio.

“Dovrebbero ancora versare parecchi milioni di euro per l’avanzamento dei lavori; solo l’Università ne deve circa 13. Quei soldi sarebbero ossigeno per i lavoratori e consentirebbero di far andare avanti l’opera”, conclude il sindacalista.

 

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