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Stupri di Rimini: Giustizia è fatta? Forse. O forse no.

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Giustizia è fatta? Forse. O forse no. Perché a causa delle leggi italiane, tre delle quattro belve potrebbero tornare ben presto in libertà

Per autori degli stupri di Rimini, sia  alla ragazza polacca e alla transessuale peruviana, è durato poco più di una settimana. Catturati, i quattro.

Sabato si sono consegnati in tre, tutti minorenni (due marocchini e un ragazzo di origine nigeriana), il giorno successivo è stato arrestato il capo-branco, il congolese Guerlin Butungo mentre tentava la fuga . VIDEO

 Lo studio legale di Caserta Kest’è  ci spiega come nel giro di due o tre anni, i minorenni, potrebbero tornare a piede libero. L’aspetto decisivo è proprio quello relativo alla minore età: nel Belpaese, chi commette i crimini più efferati ma non ha ancora 18 anni, viene infatti trattato con i guanti. Considerata la brutalità dell’aggressione, è plausibile ipotizzare che i minorenni vengano accusati e processati per “violenza sessuale aggravata“, che codice alla mano prevede dai sei ai 12 anni di reclusione. Ma poiché minorenni entra in gioco la legge del 1988 che prevede la “minima offensività del processo” e la “destigmatizzazione”. Insomma, il loro terrificante comportamento non andrebbe eccessivamente stigmatizzato.

In soldoni, questi principi prevedono che la durata del carcere preventivo sia dimezzata. Potrebbero, dunque, in caso di lungaggini della giustizia tornare a casa già in attesa del processo. Dunque, si arriverà in aula, dove il giudice dovrà valutare se sono abbastanza “maturi” per essere giudicati. Secondo il ministero e le nostre leggi, infatti, “la capacità di intendere e di volere in un minorenne non è mai presunta ma deve essere sempre dimostrata”. E ancora, secondo la nostra giustizia si dovrà comprendere se mentre stupravano la polacca, i minorenni potessero “rendersi conto del significato antisociale del reato compiuto” e “valutarne le conseguenze”. Altrimenti, potrebbero essere prosciolti per immaturità.

Se, al contrario, venissero reputati “maturi”, avranno comunque diritto ad uno sconto di un terzo della pena poiché minorenni e di un altro terzo se chiederanno il rito abbreviato (il che è una certezza, poiché sono rei confessi). Dunque, dall’aula di tribunale potrebbero uscire con una pena al massimo di cinque anni, male che vada (a loro). A quel punto, entrerebbero nel circuito della reclusione minorile, dove la prassi è scontare poco più della metà della pena (si pensi al rom 17enne che nel 2012 uccise un vigile a Milano: su nove anni e 8 mesi di carcere ne ha scontati cinque e mezzo). Quindi, nell’ipotetico percorso, potrebbero finire in comunità. Sostanzialmente liberi. Di certo non in carcere. Totale? Due anni e mezzo, massimo tre. O anche meno se potessero godere di qualche altra attenuante. Benvenuti in Italia…Kest’è

In esclusiva le immagini del branco a Rimini

 

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