Abbiamo avuto un’epoca dei telefoni bianchi, chissà se presto avremo pure quella dei citofoni grigi. I presupposti ci sono tutti, a giudicare dall’ultimo derivato della campagna elettorale porta a porta: Matteo Salvini che citofona a una famiglia tunisina della periferia di Bologna con tanto di interrogatorio filodiffuso. «Lei spaccia?», chiede il leader della Lega al suo interlocutore all’ultimo giro di elettorato prima delle Regionali di Emilia Romagna. Il tutto in diretta Facebook.
Lo spettacolo, come colpo d’occhio, ha più o meno un solo precedente: la diretta social dell’arrivo in Italia del terrorista Cesare Battisti. Stavolta siamo in via Grazia Deledda, nel cuore del quartiere popolare del Pilastro a Bologna. Accompagnato da una sua simpatizzante, la scorta e un po’ di personale delle forze dell’ordine, l’ex ministro degli Interni si è prodotto in quello che potremmo definire un esperimento di meta-comunicazione. «Ci può far salire?», chiede il Capitano leghista al citofono. «Perché ci dicono che da lei parte lo spaccio della zona, ce lo han detto i cittadini, è giusto o sbagliato?». La persona dall’altro capo del citofono mette giù, Salvini commenta serafico («Ha attaccato») e scoppia in una risata.
MIGRANTE AMMETTE: “HA RAGIONE SALVINI, QUI SPACCIANO TUTTI” – VIDEO
Panico in studio! Abdul, titolare del negozio di kekab attiguo al locale segnalato per spaccio da #Salvini a #Modena ammette: "Qua è pieno di #risorseINPS spacciatori e di degrado, sto con #Salvini!" L'espressione della #Ascani, #Merli e della #Merlino NON ha prezzo! #RadioSavana pic.twitter.com/fVjpk27cq9
— RadioGenova (@RadioGenova) January 24, 2020
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