Relazione Dia: la nuova mappa della camorra a Caserta e provincia

Il clan del casertano “mantengono salda la capacità di consenso e legittimazione su gran parte della collettività, rileva la Dia, grazie ad un’immutata forza di intimidazione ed assoggettamento“. La presenza di “parenti all’interno della gerarchia di comando” conferma la centralità della famiglia, “quale strumento di coesione” ed a volte le alleanze vengono “rafforzate da matrimoni…

Il clan del casertano “mantengono salda la capacità di consenso e legittimazione su gran parte della collettività, rileva la Dia, grazie ad un’immutata forza di intimidazione ed assoggettamento“. La presenza di “parenti all’interno della gerarchia di comando” conferma la centralità della famiglia, “quale strumento di coesione” ed a volte le alleanze vengono “rafforzate da matrimoni tra giovani di gruppi diversi, con le donne che assumono, sempre più spesso, ruoli di rilievo nella gerarchia dei clan, soprattutto in assenza dei mariti o dei figli detenuti“. 

Quindi, nuove mappe della criminalità organizzata sono state realizzate dalla Dia, la Direzione Investigativa Antimafia.

Il territorio della provincia di Caserta risulta marcato dalla presenza dei CASALESI, composto dalle famiglie SCHIAVONE, ZAGARIA, IOVINE (il cui capo clan è collaboratore di giustizia) e BIDOGNETTI, al quale risultano affiliate numerose altre organizzazioni camorristiche locali.

In particolare, la fazione SCHIAVONE , dopo l’arresto dei suoi vertici, è guidata da personaggi che, pur non essendo ad essa legati da stretti vincoli di sangue, hanno saputo dimostrare autorevolezza e capacità di controllare il territorio.

Quindi  continuano a detenere la supremazia sul territorio,” grazie alla fedeltà dei gruppi satellite ad una salda leadership. Recenti indagini hanno fatto emergere la spiccata proiezione del clan verso gli appalti pubblici ed il settore del gioco online, avvalendosi di confederate famiglie  attive anche nella gestione e nel controllo diretto delle piazze di spaccio del casertano“, come si legge nel dossier.

Gli ZAGARIA, ben strutturati mantengono una vocazione imprenditoriale, agevolata dai consolidati rapporti con le pubbliche amministrazioni, non solo casertane. I BIDOGNETTI operano nell’area di Parete e Lusciano, “condizionandone il tessuto economico attraverso l’attività estorsiva, risorsa primaria per il sostentamento degli affiliati all’organizzazione criminale, oltre che strumento per il radicamento del clan e dei gruppi satelliti sul territorio“.

Nella provincia operano altri sodalizi autonomi rispetto ai CASALESI, quali il gruppo BELFORTE, originario di Marcianise e attivo nei comuni di San Nicola la Strada, San Marco Evangelista, Casagiove, Recale, Macerata Campania, San Prisco, Maddaloni e San Felice a Cancello.

Nel medesimo contesto marcianisano operano anche gruppi familiari più piccoli, quali il clan MENDITTI (presente a Recale ed a San Prisco) e il gruppo BIFONE, attivo nei centri di Portico di Caserta, Casapulla, Curti, Casagiove, Macerata Campania e San Prisco. Nel comprensorio di Santa Maria a Vico, Arienzo e San Felice a Cancello, è attivo il clan MASSARO. 

Sessa Aurunca e Mondragone risultano appannaggio dei GAGLIARDI-FRAGNOLI-PAGLIUCA, eredi della famiglia LA TORRE, legati ai BIDOGNETTI e dediti prevalentemente a traffici di stupefacenti e alle estorsioni. Sempre a Sessa Aurunca e nei comuni di Cellole, Carinola, Falciano del Massico e Roccamonfina, l’indebolimento del clan ESPOSITO, detto dei ‘Muzzuni’ ha, da tempo, determinato l’emersione di piccoli gruppi, molto eterogenei, dediti alle estorsioni e al traffico ed allo spaccio di stupefacenti.

A Santa Maria Capua Vetere sono presenti il gruppo DEL GAUDIO (Bellagiò) e l’antagonista FAVA, indebolitosi dopo la scelta collaborativa di uno dei reggenti.

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